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Rubrica: MUSICA E SPETTACOLO

ASPETTANDO RE LEAR

Al Teatro Quirino dal 5 al 17 novembre
sabato 9 novembre 2024

Argomenti: Teatro

Alessandro Preziosi protagonista e regista della versione di Tommaso Mattei dell’opera shakesperiana

Dopo i successi dell’opera sia al Napoli Teatro Festival che al Teatro Romano di Verona e dopo una lunga tournee nei più importanti teatri italiani, “Aspettando Re Lear” arriva a Roma al Teatro Quirino, si tratta di una versione contemporanea dell’omonima tragedia, che concentra l’attenzione sui personaggi positivi e sul rapporto tra padri e figli. Alessandro Preziosi concentra tutta l’attenzione del pubblico in una scena immersiva e visionaria utilizzando le opere del maestro Michelangelo Pistoletto in vari materiali, esposte come scenografie, a rappresentare il percorso completo del maestro biellese e ad incorniciare la presenza degli attori, come pezzi di una scacchiera onirica e concettuale.

Nelle note di regia, Preziosi ha specificato: “Ho immaginato un Re non semplicemente arrivato alla fine dei suoi anni, ad un passo anagraficamente dalla morte, ma piuttosto spinto dalle circostanze e dalla trama a cercare nella maturità, e non nell’età, il tassello conclusivo della propria vita. L’impazienza che accompagna il rocambolesco circolo di eventi in cui Re Lear travolge prima di tutto sé stesso e quindi gli altri, mi ha suggerito di creare uno spazio mentale teatralmente e scenicamente reso materico dalle opere in scena”

Molto intense le musiche originali, prodotto della collaborazione tra il regista e Giacomo Vezzani che seguono con tensione e pathos il percorso della discesa nella follia di Lear, ritmi martellanti e struggenti epiche trascinano lo spettatore fino al commovente finale. Accanto ad Alessandro Preziosi, nel ruolo di Gloucester, troviamo Nando Paone (già Sganarello nella versione di Don Giovanni del regista) e una compagnia affiatata di interpreti tra cui spiccano Roberto Manzi nel ruolo di Kent, Valerio Ameli nel ruolo di Edgar e Arianna Primavera in quello dell’amata Cordelia.

Questa versione di Re Lear richiama Aspettando Godot di Samuel Beckett, punta l’attenzione sui mali del potere, la sua malefica esaltazione, la perdita di valori reali tra padri e figli, l’allontanamento dalla Natura, la solitudine e il caos, la follia. L’unica possibilità di salvezza, “l’unico ordine possibile” sembra essere quello indicato da Michelangelo Pistoletto: riconnettersi alla Natura, abbandonare tutto il superfluo per riequilibrarsi e dare vita al Terzo Paradiso, la terza fase dell’umanità. Ed è proprio da questo assunto che gli attori in scena perdono pezzi dei costumi, si spogliano di tutti gli orpelli che portano addosso, che nascondono la loro vera natura per rinascere a sé stessi e al mondo che abitano. L’adattamento non ripercorre tutta la storia di questo re, ma parte dal momento in cui il re è colpito dalla tempesta, evento atmosferico che combinato ai disastri combinati dalle figlie tanto amate e beneficate lo disorienta. Accanto a sé ha il conte di Kent, nascosto sotto le spoglie di un servo Caio e sua figlia Cordelia sotto le spoglie del fedele Fool impegnata a farlo rinsavire. Lear personifica l’essere umano, impregnato di un narcisismo malato che non sa amare nessuno fino alla follia, alla solitudine e alla caduta. Ci pone la questione su chi pagherà per la cecità dei padri. Saranno i figli? I costumi sono firmati da Città dell’arte/Fashion B.E.S.T (Olga Pirazzi, Flavia La Rocca, Tiziano Guardini) e rispondono a tre principi: modularità, unicità e caratterizzazione. Raccontano ogni personaggio con pezzi iconici che seguono sia la sua evoluzione che la trasformazione scenica della narrazione. Il materiale utilizzato è il denim, resistente all’usura e agli stress, contemporaneo, popolare e versatile, permette ai costumi di essere, a fine ciclo vita, interamente riciclati. I personaggi, nello spettacolo si svestono proprio per esprimere il concetto di nudità e sono coperti da un completo nero in mussola di cotone. Il nero è in virtù del suo essere non- colore, capace di potersi fondere col tutto, per scomparire e poi ricomparire più consapevolmente, dal punto di vista artistico il nero è assenza di colore ed espressione del denudarsi, fare una sorta di tabula rasa dove poi i colori possono tornare a dipingersi sui corpi.

Michelangelo Pistoletto

Alessandro Preziosi e Michelangelo Pistoletto si sono conosciuti durante la mostra personale dell’artista “Infinity” al Chiostro del Bramante di Roma, le sue opere prendono lo spazio scenico e narrano attraverso i materiali il rapporto tra padri e figli, tra tradizione e innovazione, tra uomo e natura. Michelangelo Pistoletto è nato a Biella nel 1933. Nel 1962 realizza i Quadri specchianti, con i quali raggiunge in breve riconoscimento internazionale. Precursori e protagonista dell’Arte Povera con i suoi Oggetti in meno (1965-1966) e la Venere degli stracci (1967) a partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che costituiscono le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Negli anni Novanta fonda Cittadellarte a Biella, ponendo l’arte in relazione con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Ha ricevuto innumerevoli premi internazionali, tra cui nel 2003 il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia e nel 2007 il Wolf Foundation Prize in Arts “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”.

Date e orari VEN 8 nov 24 ore 21.00 SAB 9 nov 24 ore 17.00 DOM 10 nov 24 ore 17.00 LUN 11 nov 24 riposo MAR 12 nov 24 ore 21.00 MER 13 nov 24 ore 19.00 GIO 14 nov 24 ore 17.00 VEN 15 nov 24 ore 21.00 SAB 16 nov 24 ore 17.00 e ore 21.00 DOM 17 nov 24 ore 17.00



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