Rubrica: PASSATO E PRESENTE |
Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento (Laterza, 2009)
COME E’ NATA L’ITALIA MODERNA E CIVILEIl Risorgimento di Lucio Villari
di
lunedì 1 marzo 2010
Argomenti: Storia Argomenti: Recensioni Libri Argomenti: Lucio Villari Il nuovo libro di Lucio Villari si pone all’attenzione, in questa stagione di memorie storiche rinnovate, per tre aspetti fondamentali. Il primo è il forte radicamento che viene dato alla nascita del movimento per l’indipendenza, l’unità, la libertà della nazione, sull’esperienza giacobina dell’epoca napoleonica, quando cioè dalla Lombardia a Genova, all’Emilia, a Roma, a Napoli si sprigionò autonomamente un vitale sforzo per rompere le vecchie strutture feudali ed ecclesiastiche e dare al popolo la possibilità di autogovernarsi, naturalmente – in quelle circostanze – all’ombra delle bandiere francesi ma che erano vessilli rivoluzionari per l’intera società. Così emerge subito la dimensione ampia di quelle iniziative come la presenza contemporanea della borghesia attiva in formazione e del “popolino”. Da rilevare altresì la prontezza ed originalità delle iniziative costituzionali rappresentative messe in atto in Emilia da Compagnoni e nella repubblica partenopea da Mario Pagano. Ed entrambi questi fattori sociali e democratici consentono di passare al secondo punto importante, cioè il carattere veramente unitario che assumeranno dal ’20-’21 sino al ’48-’49 i gruppi capaci di mettere in atto la loro tenace volontà di liberarsi dalle barriere oppressive e localistiche stringenti città e regioni in nome di ideali chiaramente mirati. Così dalla “penombra della Restaurazione” prende avvio l’incitamento di Mazzini per una Giovine Italia in grado di guidare quel “risveglio” che da Messina a Firenze, da Torino ai Ducati, da Bologna a Venezia, pone le premesse di un più chiaro ed evidente programma “nazionale”. In particolare il biennio ’48-’49, dalla Costituzione albertina alla Repubblica romana, nella diversità delle iniziative e delle forze in campo, mostra all’Europa un’Italia civile e attrezzata ai tempi nuovi che da sola può redimersi da un passato di servitù e porre le basi di un vincolo bagnato dal sangue di Mameli e di tanti combattenti del Gianicolo, delle terre padane, di Venezia, espressione di quel carattere “volontaristico” proprio di tutta l’esperienza risorgimentale. E quando, nell’intero continente, prevale il ritorno alla forza del potere autoritario, la battaglia è tutt’altro che perduta perché da Garibaldi a Pisacane, dall’esercito piemontese, dai volontari toscani e meridionali è emersa una profonda unità d’intenti, che permetterà nel decennio successivo di maturare la definitiva scelta politica della saldatura tra le due componenti principali del movimento nazionale. E Villari (terzo punto da sottolineare) mostra, passo per passo, come si formano i collegamenti, si definiscono intenti e posizioni, si superano i particolarismi cosicché Cavour può tessere la duplice trama in politica interna (con l’appoggio della Sinistra e senza alcun “inciucio”) ed in politica internazionale l’alleanza con la Francia, dalla quale scaturisce nel ’59 l’unione della Lombardia, cui si aggiunge l’opera fondamentale dell’unificazione nel ’60 con il decisivo miracolo dei Mille. Ebbene: in ciascun momento si avverte la complementarietà tra un moto che è politico e sociale nello sforzo di unire il paese ma che non prescinde da un suo più intimo contenuto etico e culturale, nella coscienza dei fini da perseguire, quarto aspetto illuminante tratteggiato da Villari con particolare cura e ricchezza di richiami. Non è infatti una “invenzione” l’identità civile e culturale italiana, ma il frutto di un lungo percorso di menti ed intelligenze come di realtà via via affioranti sino al pronunciamento indiscutibile della volontà popolare. È proprio invece un intreccio concreto, un legame che affonda nelle pieghe storiche della nazione tutta che Villari sa descrivere con rara capacità di penetrazione nella psicologia collettiva risultante da una serie di fattori finalmente congiunti. Ecco una prova autentica di identità nazionale, richiamata dall’autore pur nel turbinare dei contrasti e delle diversità, da Gioberti a D’Azeglio, da Cavour a Minghetti e Rattazzi. E le citazioni di Foscolo, Manzoni e Leopardi non sono mai sovrapposte ma vengono lucidamente inserite in un percorso contraddistinto dagli inconfondibili segni della cultura e della vita civile. Poi tante “perle” nelle citazioni, da Marx che nel 1847 scrive al piccolo giornale fiorentino “L’alba” per uno scambio con la sua rivista londinese, a Ibsen, il quale teme nel 1870 che Roma, conquistata all’Italia, possa non essere più tanto “degli umani”. In questa fusione di elementi è la peculiarità dello studio che tiene lontano ogni luogo comune per richiamare alla chiarezza delle idee, degli obiettivi, alla coerenza degli atteggiamenti e degli indispensabili sacrifici. Da questo insieme di valori e di fatti attraverso il martirio di tanti martiri fucilati e uccisi in combattimento nasce – sottolinea Villari – quell’Italia moderna e civile che spesso, oggi sembra messa in ombra da politici, ma qualche volta anche da studiosi che non sanno comprendere la umanità e civiltà di un passato da rivendicare e da onorare. Diritti di copyright riservati |