Rubrica: SCIENZA E DINTORNI |
![]() Viaggio nel mondo dell’arte orafa di
domenica 20 dicembre 2009
Argomenti: Arte, artisti Argomenti: Società La storia dell’arte orafa è la storia dell’uomo, dei suoi usi e costumi, del suo modo di essere, di vivere, di esprimersi, di comunicare. La storia del gioiello è la testimonianza di epoche e di società. Si può dire che il gioiello sia nato con l’uomo: con l’uomo cosciente e consapevole del bello. Già nell’età neolitica egli si sentì attratto dallo splendore dell’oro, verso quei piccoli ornamenti che potevano decorare la propria persona e che egli lavorava con martelletti di pietra. Non intendiamo ricapitolare qui la storia dell’arte orafa, facilmente ricostruibile attraverso i pezzi più importanti dei musei di tutto il mondo. Vogliamo soltanto ricordare l’antichità di questa arte, la sua nobiltà, il suo splendore: dall’inizio acuì l’ingegno dell’uomo che escogitò strumenti e sistemi di lavorazione alcuni dei quali sono ancora validi. Essa fu legata ai momenti più fulgidi delle varie civiltà e delle varie popolazioni, ma non scomparve mai completamente neanche nei periodi più oscuri. Reperti risalenti addirittura al 3° millennio a.C. testimoniano questa vocazione dell’uomo al gioiello e confermano l’esistenza di una autentica oreficeria. [Fig. 01]
Nell’area delle grandi civiltà orientali e anche in quelle del mediterraneo più vicine a noi, gioielli e pezzi di oreficeria rivelano il gusto estetico dei nostri più lontani progenitori e pezzi come quelli cretesi, micenei [fig. 02]
fenici e, più tardi, greci ed etruschi, dimostrano eleganza, senso della misura e possesso di una sorprendente tecnica. Frontali, pendagli, anelli, catene sono quasi sempre lavorati in modo da rivelare una sapienza artigianale e una partecipazione dell’animo. Il lavoro a sbalzo, ad esempio, fu praticato quasi fin dai primordi e si ottennero effetti stupefacenti anche nelle figurazioni più ridotte. [Fig. 03]
In Italia gli Etruschi furono orafi di gran classe; l’incremento che essi diedero alla produzione dei gioielli richiese l’impianto di vere e proprie oreficerie fra le quali furono famose quelle di Poggio alla Guardia (Vetulonia, Grosseto) e quelle presso Bisenzio (Capodimonte, Viterbo). Essi aumentarono progressivamente il numero di quelli che già possiamo considerare gioielli; allargarono ai più vasti e vari campi l’oreficeria, creando una tradizione che veniva rinvigorita da una generazione all’altra e che rimase probabilmente nella coscienza di una popolazione anche nei periodi più bui, subito dopo la conquista romana e nell’alto Medio Evo. Tutte le tecniche (incisione, sbalzo, stampiglia, a granulazione, a pulviscolo, a filigrana) furono usate e ne nacquero veri capolavori conservati in vari musei. [Fig. 04]
Nel VI secolo produssero anelli con castone aureo figurato dimostrando grande perizia anche nella lavorazione delle gemme. I musei etruschi della zona intorno Arezzo, in particolar modo quello di Chiusi, offrono una visione di esemplari di vari secoli, nei quali si possono ritrovare i motivi, i gusti, direi la mano, che poi riscontriamo negli orafi del periodo gotico, di quelli del Rinascimento e dei nostri contemporanei. Nelle epoche antiche il gioiello era stato soprattutto prerogativa di una élite sociale, cioè delle classi aristocratiche anche se esistono tuttavia esemplari di classe popolare. Ma verso la fine del Medio Evo il gioiello cessa di essere monopolio esclusivo di regnanti, nobili e cortigiani e si diffonde invece nel ceto borghese e mercantile che si affermava nelle nuove città e nei liberi comuni.
Nel Medio Evo gli orafi cominciarono a uscire dal chiuso dei conventi, a lavorare nelle botteghe, a costituirsi in corporazioni. Il periodo gotico dell’oreficeria è uno dei più fulgidi di questa arte, per la fioritura di artisti e la bellezza di opere che tuttora ammiriamo come uno dei più famosi pezzi gotici: il gioiello di Founder. [Fig. 05] Fu però nel Rinascimento che l’oreficeria ebbe piena cittadinanza fra le arti maggiori e ad essa Benvenuto Cellini ha legato gran parte della sua gloria. Il suo Trattato sulla oreficeria e la sua celebre "Saliera" [rubata l’11 maggio del 2003 a Vienna e ritrovata il 23 gennaio 2006] costituirono dei punti di riferimento per almeno un paio di secoli. [Fig. 06]
Orafi eccellenti furono anche il Verrocchio, Antonio del Pollaiolo, Francia, Luca della Robbia, Ghiberti, Brunelleschi, Michelozzo e altri. Ed è appunto nel Rinascimento che il gioiello acquista una funzione nuova, quella del dono; mentre prima si limitava ad essere un ornamento, ora diviene strumento di un messaggio sentimentale. In una splendida catena d’oro che scende sul petto di Lucrezia Panciatichi, così come la vediamo ritratta da Angelo Bronzino sono incise quattro parole, le quali formano la frase: l’amour dure sans fin. In questa frase semplicissima è espresso il concetto dell’eternità dell’amore; eternità affidata alla bellezza del gioiello, alla sua durevolezza. [Fig. 07]
Da quelle parole rinascimentali si arriva al motto odierno che contrassegna la medaglia dell’amore: più di ieri, meno di domani. Nell’età barocca l’oreficeria percorse gli itinerari del fasto proprio di quel periodo e del dinamismo più esasperato. Il XVII secolo fu l’epoca dei complessi motivi decorativi e del taglio delle pietre: entrambi ebbero una notevole influenza sul disegno e sulla lavorazione della gioielleria. Orafi possono essere definiti anche il Bernini e il Borromini che offrirono disegni di gioielli e di oggetti ai realizzatori; l’oro sempre più si alternò con perle, con miniature smalti con risultati di raffinatezza e di ricercatezza a volte eccessiva. [Fig. 08]
La compostezza stilistica e la correttezza tecnica ritornarono nell’800, un secolo nel quale tutte le arti risentirono di un nuovo vigore e rigore morale. Agli inizi del secolo attuale l’oreficeria e la gioielleria subirono gli influssi del costume e dei nuovi indirizzi sociali. Si registrò un eccesso di industrializzazione, ma ci fu anche chi reagì a queste tentazioni; considerò questa attività come essenzialmente artistica, si preoccupò di conservare all’oreficeria il lato artigianale e di andare incontro a tutti ì gusti della società contemporanea, in omaggio ad un pluralismo espressivo. Pertanto nei vari repertori accanto ad oggetti di stile classico, neoclassico, romantico, realistico, si trovano anche pezzi che esprimono gli orientamenti più avanzati dell’arte contemporanea. Nel nostro viaggio ci faremo accompagnare dall’oro, personaggio da millenni grande protagonista che affascina ed illumina. L’oro, in masselli ottenuti dalle terre platino-auro-argentifere, viene dapprima fuso e separato da confratelli meno prestigiosi, lavato, rifuso, colato alla massima purezza, riunito ancora all’argento ed al rame e concretizzato nella lega giusta per l’elaborazione del prodotto. [Fig. 09-12]. Gli interventi degli strumenti sono numerosi, ma tutti vengono determinati dall’uomo il quale è sempre padrone dì ogni operazione preparatoria, dalla affinazione alla laminazione. I lingotti, apparentemente invincibili, vengono trasformati i nei semilavorati: lamine, nastri, fli tubi, profilati. Quando il semilavorato arriva all’orafo vero e proprio ha già dietro di se un lungo cammino fattogli compiere dall’uomo. [Fig. 13-18] Per offrire l’idea di un ciclo abbiamo scelto il cammino di alcuni oggetti di grande diffusione anelli, catene, medaglie, mostrandovi con le immagini che seguono il lavoro orafo nelle sue varie fasi. Veniamo ora alle pietre. Si accompagnano all’oro come comprimarie o coprotagoniste. I tagliatori ne vincono la minerale resistenza, gli orafi le montano e le adornano in modo che esse siano le regine. [Fig. 19] Accanto all’orafo cammina un artista che disegna i gioielli. Il disegno concepito all’inizio del lavoro nel settore artistico, serve di guida per tutte le operazioni successive. Qui di seguito sono illustrati degli esempi di come i bozzetti siano stati realizzati. [Fig. 20-22] All’artista l’ispirazione può venire da una cascata d’acqua bloccata dal freddo e trasformata in ghiaccio [Fig. 23] o dal fuoco bruciante dell’amore. [Fig. 24]
Gli anìmali sono stati sempre miniera di ispirazione ed ecco qui una testa dí pellicano con diamanti e occhio di smeraldo [Fig. 25] e un pesce in smalto e occhio di rubino. [Fig. 26] Talvolta é la cronaca, che poi é storia, ad ispirare i temi fondamentali di oggi: lo spazio, gli astronauti, la conquista della Luna come il saggio di arte contemporanea di Carmelo Cappello con l’uso di una pietra alternativa: una spilla. in oro bianco e ortoclasio pietra di luna. Un oggetto non a caso intitolato Concetto Spaziale. [Fig. 27]
Qui finisce il nostro breve viaggio, ma speriamo di aver suscitato in voi la curiosità di sapere di più sugli oggetti che compriamo o doniamo con amore. Diritti di copyright riservati |