Rubrica: SCIENZA E DINTORNI |
![]() OroLe caratteristiche del più nobile dei minerali.
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martedì 24 marzo 2009
Argomenti: Scienza Sicuramente non ci sono altri criteri né altri standard se non l’oro.
Charles De Gaulle
1 – OROFatta eccezione per i gas liberi nell’atmosfera, solo poco più di 20 elementi si ritrovano in natura allo stato nativo, cioè non legati ad altri elementi a formare composti; tra questi elementi troviamo metalli, semi-metalli e non metalli, con l’oro a rappresentare uno tra i metalli nativi più preziosi. Tra i tanti nomi attribuiti a questo metallo sono da ricordare:
L’origine della parola inglese e tedesca Gold è incerta: secondo alcuni autori deriva dall’antica parola anglo-sassone geolo che significa giallo mentre secondo altri sarebbe da collegarsi alla parola sanscrita Jval. 2 - ASPETTO E CARATTERISTICHE DELL’ORO
Tutti i membri del Gruppo dell’Oro risultano teneri (facilmente scalfibili), malleabili (riducibili in lamine sottili), duttili (riducibile in fili sottili), settili (facilmente tagliabili) e inoltre sono eccellenti conduttori di calore e di elettricità; queste proprietà e altre quali la lucentezza metallica derivano da un particolare legame tra gli atomi detto legame metallico.
Nella struttura cristallina dell’oro oltre al rame ed all’argento possiamo trovare anche mercurio, bismuto, piombo, zinco e più raramente rodio ed iridio. Si definisce così la purezza (ingl. fineness) in parti per 1000, e quindi per un campione di oro che contiene un 10% di altri metalli la purezza sarà pari a 900; ad esempio l’oro della California contiene mediamente un 10% di Ag e quindi la sua purezza è pari a 900.
Il colore è tipicamente giallo in campioni puri, ma può essere di vari colori variando le proporzioni dei metalli con il quali l’oro si lega. L’oro bianco è formato dal 90% di oro e 10% di nickel; in lega con argento e rame presenta numerose gradazioni di colore tra giallo, bianco, rosso e verde pallido. Quando l’argento è presente in quantità superiori al 20%, la lega che così si forma è detta Elettro (dal greco ήλεκτρο = ambra, in riferimento al colore). Le varie leghe sono richieste dall’industria non per motivi estetici, ma perché, in funzione della composizione, variano le proprietà fisiche. L’oro si presenta assai raramente in cristalli ben formati mostrando generalmente rozzi abiti ottaedrici, dodecaedrici, cubici o più spesso aggregati dendritici, filiformi, foliari, pepite e gruppi di cristalli arborescenti. L’oro può essere confuso con la pirite (da qui la comune denominazione di questo minerale come oro degli stolti) che tuttavia presenta una durezza maggiore e un peso specifico molto minore (6-6,5 nella scala di Mohs). Per la sua grande inerzia agli agenti chimici, l’oro viene considerato il metallo nobile per definizione: esso non viene infatti minimamente attaccato dall’ossigeno atmosferico, dagli alcali anche concentrati, o dagli acidi inorganici quali il cloridrico, il nitrico, il solforico, ecc. Per attaccarlo e trasformarlo in composti solubili il reagente più usato è la cosiddetta acqua regia, costituita dalla miscela di 3 parti di acido cloridrico concentrato e di una di acido nitrico concentrato, la quale trasforma l’oro in acido tetracloroaurico, HAuCl4. 3 – I MINERALI CONTENENTI OROL’oro nativo rappresenta solo una delle venticinque forme cristalline secondo cui è possibile trovare in natura tale elemento. Tali specie sono tutte metalliche, tenere (durezza < 3), pesanti (densità compresa tra 5,6 e 19,3 g/cm3), con colori che vanno dal bianco, al grigio, al giallo, fino al marrone. Tra le diverse specie aurifere le più frequenti e per questo maggiormente studiate sono: Nagyagite, Krennerite, Petzite, Calaverite e Sylvanite. 4 – GIACIMENTINella crosta terrestre, che ne contiene in media 0,005 g/t, l’oro è largamente diffuso ma quasi sempre in quantità tanto piccole da non renderne possibile una conveniente estrazione: ciò vale anche per l’acqua di mare, che ne contiene 1g ogni 2000 m3. In natura si rinviene quasi esclusivamente allo stato nativo, disperso in rocce quarzifere (filoni auriferi) generalmente sotto forma di minute pagliuzze o, più raramente, in masserelle dette pepite. Nella maggior parte dei solfuri metallici l’oro è contenuto in tracce per lo più minime. Per disgregazione delle rocce aurifere che ne costituiscono i giacimenti primari, l’oro nativo passa nelle sabbie dei fiumi e nelle rocce sedimentarie che ne derivano (placers).
Attualmente viene estratto oro disperso in particelle sub-microscopiche (vedi oro invisibile) in rocce particolari. La possibilità di sfruttare con profitto un giacimento aurifero dipende dalla sua natura e dalle spese di estrazione richieste oltre che dal tenore in oro: questo deve essere di almeno 2-6 parti per milione, cioè 2-6 grammi d’oro per ogni tonnellata di roccia coltivata. La produzione annua mondiale si aggira intorno alle 1900 ton e viene fornita principalmente dal Sudafrica , seguito dai Paesi dell’ex Unione Sovietica, Canada e Stati Uniti; altri Paesi produttori sono Giappone, Australia, Ghana, Filippine e Zimbabwe. In Italia i più noti giacimenti sono quelli di Pestarena in Valle Anzasca e di Brusson in Valle del Lys, che fanno parte di un modestissimo distretto attorno al Monte Rosa. 5 – ORO INVISIBILEDa un articolo di Roberto Lonis - Geologo PROGEMISA Agenzia Governativa Regionale, Via Contivecchi 7 - 09122 Cagliari - rolonis@tin.it "La Sardegna fino ad un recente passato non era considerata una provincia metallogenica aurifera, anche se presenza di oro era stata accertata in diverse mineralizzazioni. Intorno al 1985, interessanti concentrazioni d’oro sono state rinvenute nelle vulcaniti orogeniche terziarie interessate da processi di alterazione tardivi ad opera di fluidi idrotermali che hanno profondamente modificato la roccia ospitante. L’oro in queste rocce è prevalentemente disperso in particelle sub-microscopiche (oro invisibile) con tenori che oscillano intorno ai 4 ppm (mineralizzazioni ad oro epitermale). I depositi epitermali ad oro sono sempre legati ad intensi processi di silicizzazione post-deposizionale della roccia ospite. L’oro si rinviene nelle vene silicee più o meno brecciate e raramente disseminato nella roccia ospite argillificata; i minerali associati all’oro sono la pirite, la galena, la sfalerite, l’electrum, l’aresenopirite, la calcopirite, gli argenti rossi e la stibina. Nell’area di Furti (Cagliari) la Sardinia Gold Mining S.p.A. nel 1997 ha intrapreso la coltivazione del giacimento d’oro, le riserve sono di circa 9.3 Mt di roccia con tenori medi d’oro di 2 g/t e le produzioni annue di circa 800 kg d’oro.
Nell’area di Osilo la mineralizzazione ad oro è correlata ad un sistema epitermale con diffusione di vene di quarzo che impregnano le successioni laviche e piroclastiche sia andesitiche che dacitiche.” http://www.osilo.it/oro/Furtei.htm 6 – USIE’ la principale fonte del metallo commerciale, utilizzato soprattutto in gioielleria, nell’industria aeronautica, aerospaziale, in odontotecnica, per strumenti scientifici ed elettronici e come base monetaria. E’ questo il motivo per il quale l’oro è considerato un equivalente universale. La necessità di un equivalente universale per gli scambi commerciali è antica quanto l’uomo e solo in tempi relativamente recenti si è deciso che avrebbe dovuto essere l’oro o, se si vuole, l’argento e, ad un certo punto, il denaro. Diritti di copyright riservati |