Rubrica: TERZA PAGINA |
QUEL GIORNOL’emozione di uno sguardo in una fotografia, che rivive in un ritratto “olio su tela” .
di
martedì 13 gennaio 2009
Argomenti: Ricordi Fu il giorno in cui firmai il mio primo ritratto, un dipinto “olio su tela; 30x40” . Provai un’ emozione davvero rara. Quei colori e, soprattutto, quello sguardo erano esattamente come desideravo fossero: la fierezza dello sguardo di quella bambina indiana (compenetrata nella sua povertà, nella sua solitudine) riproduceva in modo ottimale l’emozione che mi aveva trasmesso la fotografia del libro che aveva dato ispirazione al dipinto. Ora, però, penso dovrò fare un passo indietro per permettervi di capire meglio . Nel gennaio del 2005 lasciai il mio lavoro ed accettai con gioia un pre-pensionamento propostomi; non che odiassi il mio lavoro di Dirigente amministrativo, ma il trascorrere degli anni chiuso in un ufficio ed il pochissimo tempo nell’arco della giornata a mia totale disposizione per poter realizzare quanto avevo in mente avevano cominciato a pesare in modo insopportabile . Con grande gioia riuscii a riappropriarmi del tempo e dopo pochissimo mi iscrissi ad un Corso di Pittura presso l’Università della terza età. Devo riconoscere che ancora oggi mi fa un certo effetto parlare di “terza età”, dato che le sensazioni che provo sono le stesse di sempre ed il passaggio tra la “seconda” e la “terza età” non capisco proprio quando sia avvenuto. Frequentai, non senza difficoltà, tutto l’anno accademico 2005-2006 che si chiuse, a maggio, con la presentazione dei dipinti realizzati da parte di tutti gli allievi, in particolare del primo quadro dipinto ad olio; venne realizzata allo scopo una piccola Mostra in un ampio locale della Scuola presso la quale si erano tenute le lezioni. Il mio dipinto ad olio ritraeva un paesaggio, una collina toscana; decisi poi che questo quadro lo avrei regalato al mio fratellino Stefano. Fino a quel momento le mie sensazioni, che si erano alternate tra lo stupore iniziale ed il piacere, per poi approdare ad una adeguata gratificazione per un percorso ultimato dignitosamente, non erano mai state ancora di “profonda emozione”; oltre che la tecnica nel dipingere, quel tempo dedicato alla pittura mi aveva fatto scoprire alcune piacevoli nuove amicizie ed un nuovo mezzo espressivo altrettanto bello quanto quello della mia, mai troppo amata, FOTOGRAFIA . Nei mesi successivi e soprattutto dall’autunno 2006 iniziai a dipingere con una certa regolarità, integrando questo hobby con un po’ di volontariato, molte letture ben selezionate e una discreta sperimentazione culinaria; mi cimentai nella pittura ad olio su tela di paesaggi, animali, fiori ma mai di ritratti, fino a che, sfogliando le pagine di un libro di fotografie e di pensieri di Maestri dell’India caratterizzati da pagine dedicate ognuna ad un giorno dell’anno (libro regalatomi dal mio grande amico fraterno Paolo … 50 anni di amicizia, vissuti sempre in armonia e perfetta sintonia) arrivai alla pagina dedicata al“17 maggio”, che riportava il seguente pensiero: “dite sempre a voi stessi –IO SONO LUI- queste sono le parole che bruceranno le scorie della mente, le parole che faranno scaturire l’energia straordinaria che già è dentro di voi, l’infinito potere sopito nel vostro cuore.“ Come ogni pensiero , anche questo era accompagnato da una fotografia e questa era davvero una “splendida” fotografia: una bambina indiana, dai grandi occhi scuri ed il volto stranamente austero. Riproduceva uno sguardo fiero, magnetico, espressivo ; era, senza dubbio, unadelle fotografie più belle che avessi mai visto; una grandissima emozione che lasciava incollato il mio sguardo a quella pagina del libro (17 maggio) e che mi sfidava a voler riportare su tela quelle emozioni . Passarono i giorni e molti miei nuovi sguardi verso quella fotografia, verso quel volto, sempre con il dubbio se tentare di dipingere e riproporre quella fierezza, urlata nel silenzio di quella immagine, oppure tenere per me quelle emozioni; alla fine decisi di sfidarmi, acquistai una nuova tela ed iniziai a disegnare e poi a dipingere. Il lavoro vero e proprio durò un paio di giorni e poi molti altri a pensare, ritoccare, migliorare, sfumare il dipinto e poi , poi finalmente arrivò quel giorno ……quello splendido giorno, nel quale decisi che era finito, che potevo firmarlo; provai una grandissima emozione, difficile da raccontare, ma nitida, importante, coinvolgente. Ora avevo il mio primo ritratto, dipinto senza alcun aiuto, frutto di un innamoramento a prima vista, che sarebbe rimasto mio anche quando io non ci fossi più stato, un segno di me che avrei potuto lasciare alle persone che amo! P.S.…….a proposito, dimenticavo di dirvi che il titolo di questo mio dipinto è : “Il 137mo giorno”, ovvero “ il 17 maggio” Diritti di copyright riservati |