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Rubrica: ITINERARI E VIAGGI

Il cielo di Asmara

Il periplo dell’Africa per tornare in Italia, la fuga degli italiani dalla Somalia, dopo la disfatta.
sabato 5 luglio 2008

Argomenti: Luoghi, viaggi
Argomenti: Ricordi

Ho conosciuto Gerardo Maria Cantore negli anni Cinquanta, quando frequentavo l’Azione Cattolica. Era un buon giocatore di ping- pong, ma la sua passione maggiore restava il calcio-balilla, giocato in coppia col fratello Carlo.

L’ Azione Cattolica. Una sera di alcuni anni fa ero a passeggio per via Santa Lucia con Umberto Eco; dalla Biblioteca Nazionale, dove aveva riscosso un grande successo, ci stavamo recando al Royal Circolo Savoia, scelto per la cena riservata ai soci dell’ Aldus Club.

Passando per la “mia” vecchia strada, indicai ad Eco la chiesa di Santa Lucia e aggiunsi che l’ avevo frequentata per molti anni ai tempi dell’Azione Cattolica. Mi rispose che anche lui aveva militato a lungo nella Fuci diventandone vice delegato nazionale. Ricordammo così tanti illustri nomi della nostra intellighenzia, che si erano formati – potrei dire – all’ombra di quella luce.

Il libro di Gerardo s’intitola: Asmara Napoli, Cronaca di una piccola Odissea. E’ una prosa leggera, eterea. Il file della memoria. E’ uno scrigno prezioso, personalissimo. Ci teniamo dentro, ma molto dentro, tutto il mondo dei nostri primi anni. Lo apriamo e ci troviamo persone immagini sensazioni che pensavamo dimenticate. Poi decidiamo di parlarne, anzi di scriverne.

Apriamo il file della nostra prima infanzia e tutto ciò che ci circonda non ha più senso, tanto siamo proiettati in quel nostro piccolo immenso mondo.

Episodi che avremmo tenuto nascosti e che invece adesso vogliamo raccontare. Perché ci viene tanto desiderio? Può importare a qualcuno? Vogliamo, forse, lasciare un messaggio ai nostri cari, a quelli che verranno. Sarà, ma c’è la gioia tutta personale di ripercorrere quei momenti, belli e brutti che siano.

Il file della memoria, il nostro primo file.

- Massaua il Serraglio
- La residenza dei governatore italiano, in un acquerello dei 1938 riprodotto su una cartolina postale e dopo la guerra tra Eritrea ed Etiopia

I primi anni della propria vita trascorsi ad Asmara. La guerra: si resero conto che sarebbe stata una guerra di lunga durata. Verso la disfatta giravano ancora volantini e manifesti pregni di ottimismo: Ritorneremo.

-Spiaggia di Taulud
- Sambuchi in riparazione. Angareb, brande realizzate con corde di palma intrecciate, lavate e messe ad asciugare al sole del mattino

La disfatta, il periplo dell’Africa per tornare in Italia: “…quei due piroscafi, carichi di gente umiliata e spogliata anche delle illusioni”

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Circumnavigazione dell’Africa
Dodicimila miglia marine. Lampi e scorie di guerra

Vanno a Ruoti, si trovano fra due fuochi, tedeschi ed angloamericani. Qualcuno dice: “Le ho dato due letti e qualche mobile: fanno pena”

E poi Napoli, i segni della distruzione totale.

In tutte le vicende vissute e narrate da Gerardo non ho mai sentito, letto, una parola di odio verso lo straniero di ieri e di oggi, verso chi nel nostro Paese fu autore di tanto disastro.

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Il Giulio Cesare nel 1943

Il Giulio Cesare, interamente dipinto di bianco. La rotta assegnatala al piroscafo dalle Autorità britanniche, rigorosamente controllata dagli ufficiali della Royal Navy che erano a bordo con un picchetto armato, si svolse con una prima tratta da Massaia a Port Elisabeth di circa quattromila miglia nautiche. Nell’oceano Indiano la nave dovette affrontare il monsone di sud-ovest che spira da giugno a settembre, ostacolando le rotte meridionali.

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Porto di Massaua

Da Port Elisabeth, doppiato il capo di Buona Speranza, alla latitudine del 37° parallelo, il Giulio Cesare percorse altre seimila miglia circa fino a Gibilterra, rallentato a largo delle coste occidentali africane dagli alisei e dalla corrente marina da essi generata da nord-est detta “corrente di deriva” che fluisce nel III quadrante. Le ultime duemila miglia della circumnavigazione furono coperte, da Gibilterra a Taranto, passando a sud della Sicilia nelle acque di Malta.

Forse, lo si deve al suo essere cristiano e quindi a perdonare, a non avere rancore.. Nel lontano 1988 la rivista Scena Illustrata condusse una inchiesta su Gesù.. Fra l’altro, Gerardo rispose:. “Mi fece intendere che sarebbe stato contento se almeno in questo gli avessi dato una mano, stendendola io per primo agli altri, tutti gli altri, senza pretendere di giudicare nessuno”

Bravo, Gerardo, amico di oltre mezzo secolo.



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