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Rubrica: SCIENZA E DINTORNI

La farfalla e la crisalide, Raffaello Cortina editore, 2018

Ha ancora senso la filosofia?

Il genetista E. Boncinelli ci racconta l’evoluzione e il valore della scienza sperimentale
giovedì 1 novembre 2018

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Edoardo Boncinelli

La premessa che segue – si scusi l’ossimoro – è fondamentale per comprendere appieno l’importanza dell’ultimo lavoro di Edoardo Boncinelli, genetista di fama internazionale che con La farfalla e la crisalide, dona ai lettori un altro testo divulgativo di notevole spessore culturale.

Allora: gli scienziati da sempre lamentano le ingerenze della Chiesa nel loro mondo – e a ragione: persino quando gli ultimi accolgono i primi e ne rispettano le scoperte, la tendenza maliziosa di “ammansirne” i risultati si fa sempre prepotente. Si pensi a come l’evoluzionismo darwiniano è rinominato Intelligent Design per esempio, o alle scuse rivolte alla figura di Giordano Bruno, testimonianza non di un massacro ma di un equivoco dovuto a tutti e due i protagonisti. Insomma, le interferenze continuano a esserci, e giustamente fisici, astronomi e quant’altri le denunciano.

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Edoardo Boncinelli

Quello che stupisce tuttavia, è registrare anche lo sconfinamento di uomini “illuminati” in campi altrui, quasi fosse loro concesso tutto, mostrando cioè la medesima propensione degli accusati di prima. Di che si tratta? È semplice: viene dimenticato che non è l’autorità dell’oratore a rivelare la verità o l’attendibilità di una ipotesi (nessun ipse dixit!), ma gli assunti teorici a sostegno, il metodo implicato, i risultati ottenuti. Per farla breve: l’unica autorevolezza spetta al discorso, non a chi lo pronuncia.

Che sia legittimo e persino benvoluto esprimere varie opinioni, va detto subito, è ovvio: la diffusione delle idee da vari punti di vista è benedetta; lascia tuttavia perplessi la prassi ormai diffusa dello scienziato onnisciente, forte com’è del proprio ruolo, tale da provocare una pericolosa confusione tra autorevolezza del sapere ottenuto attraverso il metodo scientifico, e il divulgatore del suddetto.

Ebbene: il lavoro di Boncinelli non può e non deve essere paragonato con la miriade di saggi che impestano le librerie, opere spesso da dimenticare perché esprimono banali idee personali e non ricerche approfondite, sviluppate con gli strumenti critici richiesti dalla singola disciplina - ma va collocato nella giusta dimensione, ovvero fra le analisi di maggior impegno degli ultimi anni in Italia.

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Copertina di Contro il sacro

Lo scienziato parla di filosofia e di scienza con giudizio (meglio di molti filosofi), e non sproloquia perché si attiene alla regola fondamentale di ogni seria ricerca: stabilire prima il metodo di analisi, e spiegarne la scelta, non darla per scontata e non far prevalere l’autorità della persona a scapito del ragionamento (verrebbe da dire: comportandosi da vero scienziato). La farfalla e la crisalide non rappresenta solo un piacevole viaggio nella filosofia o una spiegazione del valore della ricerca sperimentale, ma è soprattutto la difesa di un metodo, quello scientifico, galileiano, in grado di stabilire un percorso netto e mai confuso.

A differenza di molti colleghi, Boncinelli è onesto nei propositi, in quanto intimamente convinto della battaglia intellettuale condotta: quando attacca la metafisica, Platone, Hegel (persino con troppa crudezza, ma è opinione personale), si evince una mancanza di pregiudizio e il desiderio di affermare la libertà da ogni dogma. La lotta contro la “mitologizzazione del mondo” per “collocare con soddisfazione in un racconto significativo” la nostra esistenza non è solo una battaglia accademica, ma ha l’intento di restituire l’uomo alla sua parte migliore, sicuramente “l’anima” razionale e non superstiziosa.

Se falsificabilità e ripetitività dell’esperimento rappresentano gli unici criteri in grado di fornire dati conoscitivi e sapere, è ovvio che solo lo scienziato offre conoscenza all’umanità. La filosofia-teologia, con le speculazioni prive di prove empiriche, altro non è che linguaggio incontrollato, congetture astratte e spesso fuorvianti, capaci di ottenebrare la mente e di tradursi in politiche reazionarie e bigotte. Sfida durissima da vincere, perché l’uomo ama “rifugiarsi nell’assurdo e nell’improbabile” ed evita di affrontare ciò che non coccola le proprie abitudini. Il mondo filosofico per Boncinelli è certamente seducente poiché rispetto alla scienza asseconda spesso i luoghi comuni del vivere quotidiano: il senso dell’Esserci di heideggeriana memoria, l’uniformità della natura, il rapporto causa ed effetto. Tutto questo è credibile perché ci siamo biologicamente e culturalmente evoluti secondi precisi schemi, ma la verità è spesso controintuitiva, e necessita di affermazioni verificabili. Ragionamento netto dunque, mai ambiguo ma anche fortemente criticabile, a mio modesto avviso, quando ci si chiede: ma allora quale sapere ci dona la quinta sinfonia di Beethoven? E la pietà di Michelangelo? Quale è il criterio di falsificabilità della Divina Commedia? Se il metodo scientifico offre risultati verificabili, un dubbio resta sulla sua onnipervasività.

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Il Metodo sperimentale

Vi è inoltre un ramo della ricerca scientifica che Boncinelli non tratta, legato a scienziati del calibro di F. Varela per esempio, i quali parlano di una conoscenza “medesimale”, raggiunta in stati meditativi profondi, il cui valore – a detta del cileno – è pari al classico esperimento scientifico, ma ottenuta in prima persona e non in terza. Forse la filosofia, e le materie umanistiche, non saranno verificabili sperimentalmente ma qualcosa probabilmente insegnano ancora. Se il professor Boncinelli ha le idee molto chiare a proposito, noi siamo un poco più confusi: sta di certo tuttavia che qualsiasi adesione o critica deve partire dalle premesse illustrate dallo studioso, perché da qui si traccia una linea – questa sì precisa – tra chi vuole investigare serenamente e onestamente il mondo e l’animo umano, e quanti si accontentano di risposte preconfezionate.



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