Rubrica: FILATELIA |
Una civiltà dell’oroUna civiltà dell’oro poco conosciuta
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venerdì 8 dicembre 2017
Argomenti: Architettura, Archeologia Argomenti: Filatelia Argomenti: Popoli Argomenti: Civiltà Come si sa la sete dell’oro fu la ragione che spinse gli spagnoli alla conquista del Nuovo Mondo, ma allo splendore prezioso dei capolavori ritrovati si aggiunse la possibilità di ricostruire, attraverso le opere, una civiltà scomparsa e ancora misteriosa sotto moltissimi aspetti, la civiltà Chibca, vicina a quella degli Incas, ma molto meno nota. Di dove vengono le deliziose statuette d’oro massiccio, gli ornamenti, le corazze d’oro? Qual è la loro età? Vengono da questa popolazione precolombiana portatrice di una cultura fiorita sull’altopiano di Bogotá (Colombia) che estese il suo potere e la sua influenza dalle montagne dell’equatore fino alle regioni tagliate dall’istmo di Panama, antiche genti che gli scienziati hanno definito . Difficile a precisare in quale lontana epoca vivessero. Dire che sono popoli precolombiani non significa nulla. I frammenti organici, di tessuti, di corda, di legno trovati durante scavi archeologici in rapporto a oggetti di stile ben determinato, potrebbero illuminarci: ma è ancora necessario un lungo lavoro per ricostruire la storia dell’arte di un’immensa regione che dovette essere, a ragion veduta, una zona di transizione. Agricoltori sedentari, vivevano in grossi borghi formati da capanne di pali e d’argilla. Assente la scultura in pietra, erano invece sviluppate la lavorazione dei metalli preziosi (oro, rame, tumbaga) di cui si facevano anche statuette. Al tempo della conquista spagnola era ripartita in nove Stati, dei quali i due maggiori in fase di espansione politica e con tendenza all’unificazione dell’intero territorio. Il sistema politico era teocratico: le cariche di capo e sacerdote si ereditavano in linea materna; la società era divisa in classi (nobili, guerrieri, popolo, schiavi e prigionieri di guerra). La religione includeva il culto del Sole, al quale si offrivano sacrifici di fanciulli. I Chibca opposero scarsa resistenza agli Spagnoli e la loro lingua e buona parte della loro cultura sono oggi scomparse. Per quanto riguarda i gioielli, la classificazione in un dato periodo è ancor più difficile: non soltanto essi non possono offrire per lo studio - come certi vasi trovati scavando tombe - frammenti organici, ma hanno quasi sempre una provenienza non accertata, perché in genere sono stati trovati da depredatori di tombe o da girovaghi e non da scienziati. I cacciatori di tesoriGli spagnoli, durante la loro conquista, depredarono anche le tombe della Colombia, quando riuscirono a trovarle. Ma, essendo le tombe molto più accuratamente nascoste delie altre, gli indigeni, più pratici dei luoghi, incominciarono a cercarle per proprio conto e quando le trovavano le depredavano per poi venderne l’oro agli Spagnoli o ai trafficanti. Si creò così una vera e propria professione: quella degli huaqueros, ossia dei cercatori di tesori, i quali s’ingegnavano a far uscire i pezzi rari e preziosi attraverso il labirinto delle vie del contrabbando, quando si trattava di venderle a qualche collezionista; ma il più sovente delle volte, per aver meno seccature, li fondevano, per fabbricarne gioielli moderni o denti posticci. Questo traffico era ormai così esteso che era quasi impossibile seguirne le maglie. Fu tuttavia trovata una soluzione. Nel 1938 il professor Paul Rivet (1876 -1958 ), grande specialista nelle civiltà precolombiane, propose al presidente della Colombia, Santos, di far intervenire la Banca Nazionale della Colombia per l’acquisto dei preziosi oggetti archeologici al prezzo dell’oro più un premio per il ritrovatore. Il direttore della Banca non soltanto accettò, ma divenne a sua volta un appassionato archeologo e fece installare in uno dei migliori locali della banca una sala da esposizione, aperta al pubblico. Nacque così il famoso Museo de Oro di Bogotà (1939), ii solo museo al mondo che sia installato in una banca! Espone la più grande collezione al mondo di manufatti d’oro di epoca pre-colombiana. Sono inoltre presenti opere in pietra, legno, metallurgiche e tessili di alto valore archeologico, testimonianti la vita delle diverse popolazioni che abitavano l’attuale Colombia prima dell’arrivo degli europei. I gioielli raccolti nel museo sono anormalmente voluminosi: certi orecchini, a forma di grandi coppe, sono così grandi che a tutto si penserebbe fuorché a ornamenti per le orecchie, se non li si ritrovasse, fedelmente riprodotti, su figure che ornano delle armature d’oro sbalzato. Come questi popoli, che ignoravano completamente il ferro, il bronzo e l’argento, che appena appena usavano il rame per fabbricare armi o utensili, sapessero lavorare con tanta perizia l’oro, ancora rimane un mistero. Molti francobolli ritraggono questi oggetti e noi ve li proponiamo. Numerosi pezzi offrono un vero e proprio insieme di tecniche diverse: fusione alla cera indurimento per martellamento, decorazione a sbalzo o a cesello, elementi piatti o filiformi; ma tutte queste tecniche si basano su una tecnica fondamentale: la lega di oro grezzo argentifero e del rame, in ogni proporzione, lega che gli spagnoli chiamano tumbaga. Un altro classico esempio è la Balsa Muisca ben rappresentata in un francobollo della Colombia (2004). La zattera di Muisca (Balsa Muisca in spagnolo), talvolta denominata zattera El Dorado, è una figura artistica votiva d’oro precolombiano. Il pezzo è esposto al Museo d’Oro di Bogotà. Si pensa che l’oggetto sia stato fatto con una fusione di cera in oro con una piccola quantità di rame. Il pezzo ha una base a forma di zattera con dimensioni di 19,5 cm x 10,1 cm e varie sopra; la figura più grande che si trova in mezzo apparentemente rappresenta un capo, adornato con copricapo, anelli al naso e orecchini. Misura 10,2 cm ed è circondato dai suoi soldati che trasportano bandiere. Fu prodotta dalla Muisca che è il nome associato a una civiltà di cultura Chibcha che formava la confederazione Muisca incontrata dagli spagnoli nell’attuale Colombia centrale, nel 1537. I Muisca comprendevano due confederazioni, la Hunza, il cui governatore era lo Zaque, e la Bacatá, che come governatore aveva lo Zipa. Le due divisioni si trovavano nella zona corrispondente all’attuale Cundinamarca e Boyacá, nell’area centrale della cordigliera orientale colombiana. La zattera è stata trovata da tre agricoltori all’inizio del 1969 in una grotta nel villaggio di Lázaro Fonte nel comune di Pasca (Cundinamarca), in una pentola in ceramica, adornata da una figura umana il cui volto ha denti affilati. Il sacerdote del Comune ha protetto il pezzo finché non è stato acquisito dal Museo d’Oro di Bogotà dove è diventato uno dei suoi principali pezzi espositivi. ll mito d’El DoradoLa zattera si riferisce alla cerimonia della leggenda di El Dorado. Rappresenta la cerimonia di investitura del governatore (Zipa) Il futuro Zipa, fin dalia più tenera infanzia, viene scelto e tenuto chiuso fino al suo avvento al trono, in una casa d’oro, di forma circolare, dove potevano entrare soltanto i sacerdoti e i servi addetti al suo servizio. Nemmeno i raggi del sole potevano penetrare fino al re-dio, che ha la bocca chiusa da una piastra d’oro. È il figlio del Sole e col sole s’identifica. Quando il suo predecessore morirà, lo Zipa allevato a tale scopo, compirà il primo atto ufficiale e pubblico di sovrano di Bogotà : offrire un sacrificio alla divinità, dio o demone, che rende violente le acque del lago sulla cima della montagna , il lago Guatavita, che ha lo stesso aspetto sacro del lago Titicaca degli Incas. L’Eletto viene portato fino al lago su un trono di giunchi sontuosamente decorati. Nudo, ma interamente ricoperto di polvere d’oro, incoronato d’oro, carico di gioielli d’oro, il nuovo re fa l’offerta: oro, gioielli di fine fattura, pietre preziose, che vengono gettate nel centro del lago sacro. Dopo di che, il Figlio del Sole incomincerà a regnare. Sono, certamente, rappresentazioni di personaggi mitici e religiosi. Di secolo in secolo uomini, mezzi, vite umane, furono spesi per sondare il lago Guatavita. Si tentò anche di prosciugarlo - come del resto Io si tentò col lago Titicaca - ma nessuno riuscì a trovare i tesori. Tuttavia, gli uomini, da quei tempi ad oggi, non si sono ancora completamente arresi: sugli altopiani della Colombia e in Guyana i cercatori d’oro inseguono ancora il loro sogno. Diritti di copyright riservati |