Rubrica: LETTURE CONSIGLIATE |
… mi spuntano le ali, corro sulla collina e mi sento felice…; Altromondo editore, 2016
1940-1944: La Guerra vissuta da una bambina“L’umanità, quella vera, l’ho conosciuta mentre suonava l’allarme, mentre tutti scendevano le scale infreddoliti….”
di
mercoledì 1 novembre 2017
Argomenti: Guerre, militari, partigiani Argomenti: Recensioni Libri Argomenti: Italia Argomenti: Lianella (pseudonimo) Una storia in diretta, quella di Lianella, bambina di sette, otto anni, durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, tra il 1940 e il 1944. Lianella vive il dramma della guerra tra Vicenza e la Puglia. Non capisce il significato, l’orrore della guerra, ma la vive nel quotidiano, all’interno delle vicende del mondo che la circonda. Un vissuto che registra e rimane indelebile nella sua mente. Una famiglia semplice, quella di Lianella, col papà sarto e la mamma adorata, casalinga, un fratello compagno di giochi proibiti, “le marachelle severamente punite. Eravamo una famiglia malcombinata, ma unita.” La guerra incombe. Le sirene, l’allarme, la sveglia di soprassalto, la corsa verso il rifugio, la cantina del palazzo. “Bisognava fare in fretta, non si poteva perder tempo e poi: Hai chiuso il gas? Hai distaccato il contatore della luce? La borsa… hai preso la borsa? Ma cosa conteneva quella borsa? Più tardi ho capito: acqua per tutti, pane, i risparmi ed infine i pochi gioielli d’oro di famiglia, poi si chiudeva a chiave la porta e via di corsa giù per le scale verso il rifugio antiaereo.” A scuola, la maestra esorta a portare tutto ciò che possa servire ai soldati in guerra, a scrivere le letterine ai “militari che nel freddo e sotto le bombe difendono i nostri confini” (Sic!). Tutt’attorno, nelle strade, nelle botteghe, si canta Lily Marlen”. Ecco Lionella andare nelle colonie vestita da Piccola Italiana, suo fratello da Figlio della Lupa, con i gagliardetti del Duce appuntati sul petto. Nel ’43, durante il suo triste soggiorno nelle colonie, all’improvviso accade un trambusto, qualcosa di temibile. Lionella capisce che sta accadendo un fatto terribile. Adunati in fretta i bimbi nelle colonie, tolti tutti i distintivi fascisti, i bambini vengono ricondotti nelle famiglie. E’ caduto il governo Mussolini. Un giorno, capita in casa un militare che racconta di Russia, di un bombardamento a Milano: “Parla l’uomo in divisa, insiste sulle parole guerra, Russia, Germania, di cosa succederà in Italia, le truppe, i soldati… Non capisco molto, ma capisco benissimo che c’è paura. Continua il soldato: Sul fronte russo c’è solo disperazione, i carri armati non possono andare avanti, perché i cingoli sono bloccati dai corpi dei soldati. A Milano il primo bombardamento! Colpito un grande palazzo, le macerie coprono o meglio bloccano la porta di accesso. Povera gente, incastrata come topi! Non ci sono mezzi adeguati per rimuovere le macerie e fare uscire quei poveri disperati… Quanto ho sentito da quel giovane in divisa è rimasto impresso nella mia mente in modo terribile e indelebile. Non riesco a dimenticare. Così, quando suona la sirena e corriamo giù nel rifugio, io mi metto dietro la porta ad ascoltare ogni rumore, trattengo il fiato, presa dal timore che le bombe facciamo crollare il palazzo, e che le macerie ostruiscano la porta di uscita. Tremo, batto i denti”. Continua Lionella nei suoi ricordi: “Prima la gente, quando si incontrava diceva: Come stai? Come sta la tua famiglia? Porta i miei saluti; ora si incontrano e dicono Pensi che la guerra finirà presto? Tu porti via la tua famiglia? Ho già affittato una casa a venti km da qua, sai ho moglie e figli, devo pensare a loro”. Per Lianella si avvicina il momento di sfollare nei paesi limitrofi. Il padre trova una casa in campagna, ma quando arrivano la casa è occupata da un’altra famiglia. Si accampano per una notte nella grande cucina, poi alla ricerca di un altro posto dove trovare un’altra dimora: “Ci indicano una casa lì vicino, è piccolissima e ci abita una vecchietta minuta minuta, tutta vestita di nero, con le spalle curve. Mamma bussa e chiede se è disposta ad ospitarci per un periodo molto breve. Quando ci apre la porta restiamo senza fiato. Sporcizia ovunque, a terra cacche di gallina (hanno ingresso libero), tavolo sudicio da secoli, ovunque piatti sporchi anche nella credenzetta, sedie vecchie e sgangherate, ingombre di stracci e non so che altro… Sui muri corrono le cimici, negli angoli si muovono gli scarafaggi e nella stanza di sopra si rincorrono i topi… Di questo strano personaggio nessuno conosce il nome, tutti la chiamano Quaiota, perché si muove come una quaglia. Guarda sempre a terra e si ferma a raccogliere qualsiasi cosa ritenga sia utile per il suo misero vivere: è impossibile stare in quel sudiciume, anche per poche ore. Conoscendo le abitudini della vecchietta, appena si incammina sulla collina, mamma ci chiama e dà ordini precisi. Portiamo fuori tutto, sedie, tavolo sgabelli, e via con spazzola, sapone e lisciva, laviamo tutto. Fuori le galline senza pietà. Fuori i piatti dalla credenza, acqua e lisciva per bicchieri e piatti, così pure per la pignata con le pastine bele (un amalgama colloso che cuoce sul fuoco per ore e ore). Laviamo tutto, puliamo ed esauriamo tutte le nostre energie. La cucina è pulita, ma per cimici, scarafaggi e topi non si potrà fare niente. All’imbrunire sulla collina si intravede la figura scura della vecchietta, ha un passo lento ma sicuro. Non appena oltrepassa la soglia si mette a urlare: Cosa male fato siora, casa mia non la me pol far questo”, poi prende in mano la pentola e grida La ma cavà tutto il consier (condimento), adeso le pastine non le sa de niente. Restiamo tutti senza parole, silenziosi, non abbiamo capito nulla della sua vita privata, della sua casa. Non abbiamo fatto pulizia, abbiamo ferito e umiliato una minuscola donna che da tempo immemore viveva nel suo mondo e non disturbava nessuno.” Per la piccola Lianella e suo fratello Enzo la campagna è una scoperta, un mondo sconosciuto e incantato “Appena giunti in campagna entriamo nella corte rurale un po’ timorosi, non conosciamo nessuno, non incrociamo nessuno, facciamo i primi passi e subito la voce di mio fratello e la mia si incrociano: Guarda il carro! Lì ci sono le mucche, anche un vitellino, quante galline! Guarda i conigli nella gabbia! Lella guarda il fienile, poi ci sono gli aratri, legna accatastata, zappe, badili, forconi, falcetti di più misure, arnesi da lavoro di ogni genere. Ma questo è proprio un Castello incantato!” Per Lianella ed Enzo entusiasmo e tanta sorpresa. Arriva la primavera. E’ Pasqua (1944). “Ecco! Un prato cosparso di margherite. Lì vicino scorre un ruscello e su entrambe le rive crescono primule e violette. Il ruscello si snoda lungo la collina fino a perdersi a fondo valle. I mandorli ed i ciliegi sono tutti fioriti… portano frescura e profumo. Un bosco si scorge lontano… Sono certa, gli gnomi del bosco hanno creato tutto questo per noi, per regalarci una Santa Pasqua del tutto speciale.” L’innocenza e il candore sovrastano l’orrore della guerra: “…mentre mamma è intenta nei preparativi pasquali noi ci leviamo le scarpe e le calze e assaporiamo il piacere di correre sul prato, corriamo, saltiamo, ci spruzziamo l’acqua del ruscello limpida ed invitante… Siamo felici. L’eco della guerra è lontano.” …mi spuntano le ali, corro sulla collina e mi sento felice… Ciò che rende godibile questo libro è la memoria vivida di una donna più che settantenne, che rivive pagine memorabili di storia in una narrazione densa di particolari, raccontati con lo stile e la vivacità di una scrittrice, tornata emotivamente bambina. Diritti di copyright riservati |