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Rubrica: QUADRIFOGLIO

STANZE D’ARTISTA

Alla GAM di Roma i capolavori dei maestri del Novecento Martini, Sironi, Ferrazzi, de Chirico, Savinio, Carrà, Soffici, Rosai, Marini, Campigli, Pirandello, Scipione
lunedì 1 maggio 2017

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.

“Ho sentito la materia mettersi nel soggetto come un personaggio dominante, come in certi drammi dove l’oppressione d’una fatalità gravita su tutti i personaggi e sulle cose tanto che tutto prende un colore solo, che io chiamo il colore della vita sospesa in ansia. Così, in questi giorni, ho visto la creta obbligare i personaggi a seguirla nella sua purezza e fatalità immutabile”. Queste parole di Arturo Martini, scritte nel 1921, esprimono bene il suo rapporto vitale con la materia, che lo ha reso uno dei massimi esponenti della scultura della prima metà del Novecento. È lui che ci accoglie, insieme a Mario Sironi, nella prima stanza espositiva della mostra Stanze d’artista. Capolavori del ’900 italiano, ospitata nella Galleria d’Arte Moderna di Roma dal 14 aprile al 1° ottobre 2017.

La caratteristica di questa mostra è far parlare i maggiori esponenti dell’arte del Novecento non solo attraverso le loro opere, ma anche attraverso i loro pensieri, tratti da diari, lettere, scritti teorici e critici, quanto mai utili per capire le opere stesse. Una necessità, quella della scrittura, indispensabile a dar voce ad un rapporto sempre più consapevole tra l’atto creativo e i suoi presupposti culturali, tra linguaggio e riflessione critica.

Le opere d’arte selezionate, circa sessanta tra dipinti, sculture e grafica, provengono da importanti collezioni private e dalla stessa Galleria d’arte moderna e permettono consonanze ed accostamenti tra alcuni capolavori degli artisti più noti del XX secolo. Nella prima illusoria stanza d’artista troviamo tra le varie opere esposte il capolavoro di Martini il Pastore, del 1930 premiato alla Quadriennale di Roma e da lui donato al Governatorato di Roma le cui opere sono confluite nella Galleria capitolina. Si tratta di una terracotta concepita quasi di getto, con la superficie scabra, quasi legnosa, di una essenzialità plastica permeata di arcaismo. Il pastore, appoggiato al suo bastone, è chiuso in un silenzio senza tempo. Nella stessa stanza, il capolavoro di Sironi La famiglia del pastore, databile al 1927, si fa notare per i contorni netti, la severa gamma cromatica e il potente chiaroscuro che conferiscono solennità e grandezza ai personaggi, inseriti in un cupo paesaggio montuoso. È evidente il rimando alla monumentalità delle figure di Giotto e Masaccio, ma la ripresa dell’iconografia del primo Rinascimento si traduce in solitudine e incertezza dell’uomo contemporaneo.

L’intreccio dei linguaggi prosegue con la stanza di Ferruccio Ferrazzi, ricca di molti dipinti vivaci tra cui La Diavoleria, La bella Ninetta, e Frammento di Composizione, relativo alla Vita gaia (un suo tema ripreso più volte), che mostra due donne nude mentre una terza vestita sorregge un allegorico specchio.

A Giorgio de Chirico e a suo fratello Alberto Savinio è dedicata un’altra stanza. Il combattimento di gladiatori di de Chirico ci appare alquanto enigmatico. I gladiatori non hanno niente di bellicoso: i loro volti hanno espressioni assenti e i movimenti della lotta sono congelati in pose statiche bloccate nella sospensione di un vuoto totale. I temi della classicità sono come trasferiti in una sua personale dimensione onirica. Quanto a Savinio, del quale sono in mostra Autunno e una bella ceramica quasi barocca (senza titolo o Foresta tropicale), egli scrive di sé: “Le mie pitture non finiscono dove finisce la pittura ... è giusto che vivano al di là della superficie dipinta. Anche perché nelle mie pitture c’è un fiato romantico. Quel fiato romantico che ineffabilmente continua al di là della cosa” (1940).

Seguono le stanze di Carlo Carrà (notevole il Cancello rosso o Pilastri rossi), Ardengo Soffici, Ottone Rosai, caratterizzate da poetici paesaggi, quindi è il turno di Massimo Campigli con le sue tele che sembrano affreschi (è esposto tra le altre cose il grande dipinto Le spose dei marinai) e dello scultore Marino Marini con la celebre Bagnante; incontriamo poi il drammaticamente veristico Fausto Pirandello (ricordiamo in particolare il dipinto Composizione per la presenza di un nudo femminile la cui posizione richiama il Cristo morto di Mantegna) e infine la stanza di Scipione, grande protagonista della Scuola romana di via Cavour (insieme a Mafai, Antonietta Raphaël, Mazzacurati).

Era nato nel 1904 a Macerata, Gino Bonichi, ma si sentiva romano, tanto da assumere alla fine degli Anni Venti il nome di Scipione. Le opere esposte ci mostrano un pittore pieno di energia e creatività innovativa, la cui stagione pittorica è durata troppo poco, stroncata a soli 29 anni dalla tubercolosi. Il suo Ritratto del Cardinal Decano del 1930, uno dei suoi più famosi dipinti conservato alla GAM (ma è presente anche una versione più piccola), trae spunto dalla romanità. Ci mostra, infatti, piazza San Pietro sotto una luce particolare. L’obelisco centrale sembra sospeso in aria e quasi racchiuso entro un cerchio magico, mentre altri motivi emblematici, come una gigantesca chiave e un dado, accentuano il senso di smarrimento e di mistero che l’immensità della piazza può suscitare. Allo stesso tempo è raffigurata la decadenza del corpo del cardinale Vannutelli, prossimo alla morte, con tratti espressionistici quasi paradossali in una sorta di ambiguità tra il destino aureo della città eterna e la morte terrena.

P.S.

Stanze d’artista. Capolavori del ’900 italiano.

Sironi, Martini, Ferrazzi, de Chirico, Savinio, Carrà, Soffici, Rosai, Campigli, Marini, Pirandello e Scipione

A cura di Maria Catalano, Federica Pirani
Galleria d’Arte Moderna di Roma
Via Francesco Crispi, 24
14 aprile – 1° ottobre 2017
Orari: da martedì a domenica ore 10.00 - 18.30

L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura; lunedì chiuso
Biglietto € 7,50; ridotto € 6,50 (riduzioni e gratuità per le categorie previste dalla tariffazione vigente)
Info tel. 060608. www.museiincomune.it; www.galleriaartemodernaroma.it; www.zetema.it



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