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![]() A Roma a Villa Medici
TRANSAVANGUARDIA : LE PENNELLATE DI ENZO CUCCHIFino al 21 aprile
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venerdì 7 aprile 2006
Argomenti: Arte, artisti L’arte può essere un’ostetrica di anime. Ed il lavoro che dovrebbe condurre alla nascita di un’ illuminazione quasi metafisica ha un suo vero e proprio processo di gestazione. Tutti coloro che s’imbattono in una creazione artistica se recettivi, possono davvero dire d’aver vissuto un’esperienza unica come unica é l’idea alla base del “fulmine creativo”di un pittore o di uno scultore. E la ricerca di quest’illuminazione é, al tempo stesso, destabilizzante e feconda di risultati. Essa potrà essere più o meno deflagrante e potente a seconda delle “culle spirituali”che andrà a visitare. I nostri giorni, ritmati e veloci, confusi ed ombrosi, complicati e dispersivi, hanno offerto ed offrono il territorio ideale ad una sperimentazione artistica nata sul finire degli anni ‘70 ormai nota col nome di Transavanguardia. Tale neologismo fu coniato dal critico d’arte Achille Bonito Oliva nel 1979, per individuare un gruppo di artisti ( la “magnifica cinquina”: Chia, Clemente, Cucchi, De Maria e Paladino ) che, opponendosi ai movimenti “totalizzanti”degli anni precedenti (Arte Povera e Concettuale) cercava un recupero ed una continuità con le sorgenti sotterranee che avevano alimentato movimenti delle avanguardie come l’Espressionismo, i Fauve, la Pittura Metafisica.
La Transavanguardia, elogio dell’incertezza, contempla un ritorno alla soggettività dell’individuo, inteso come una ripresa consapevole del suo mondo emotivo e della sua interiorità, della sua finitezza e particolarità. Infatti, all’infallibilità ed al rigore e minimalismo delle correnti artistiche precedenti si contrappongono, ora, la complessità e l’incertezza ed anche la rappresentazione dell’istinto.
Visitatissima a Roma fu, alla Galleria del Teatro India tra i capannoni industriali dell’ex Mira Lanza e le canne che crescono selvatiche sulle rive del Tevere, la mostra tenuta nel maggio 2000 da Enzo Cucchi. L’artista marchigiano ha un percorso artistico assai particolare e poliedrico. Il suo approdo iniziale fu la poesia. Solo in un secondo momento, al poetico fraseggio sceglierà il pennellare. E da allora, tantissime tele intrise di mito e di visoni oniriche sono state regalate alla collettività. I suoi quadri hanno spesso temi ripresi dalla classicità e dalla natura ( animali, teste, teschi, paesaggi, mare) ed i colori sono squillanti e di forte impatto visivo.
Spesso Cucchi include nei dipinti anche oggetti : dapprima cocci di ceramica (come in “Le case vanno indietro”, 1979 ), successivamente altri materiali ( legno e ferro ). Ama le commistioni di generi che siano sempre e comunque espressioni d’istinto come lo è la sua pittura - “quel poco che conosciamo - dichiara l’artista - sono le cose che ci circondano : e sono queste ad essere al centro della mia riflessione d’artista.
I lavori di Cucchi sono un inno alla ricerca di sé, degli anfratti più remoti dello spirito e, cercando la strada della luce, partono da dove la luce porta luce : la terra. Dalla materia, dalle dune di un colle, dalle fiamme di un fuoco, da un animale girovago s’apre la strada dell’avventura nella vita. E congedandomi da questo artista scelgo un lascito a lui familiare : la poesia. “Il successo è un ape : ha un canto. Un pungiglione. Dimenticavo: le ali”. -Emily Dickinson-
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