Bruno Buozzi (una storia operaia di lotte, conquiste e sacrifici), (Ediesse 2014)
Le lotte sindacali di Buozzi in un libro di G. Mammarella, ricco di notizie e dati
Il libro di Gabriele Mammarella Bruno Buozzi (una storia operaia di lotte, conquiste e sacrifici), pubblicato dall’Ediesse (2014) si presenta come la più completa opera dedicata al grande sindacalista. Ne abbraccia l’intera vita politica con particolare riferimento ai punti essenziali, con speciale attenzione alle conquiste sindacali dei metallurgici (la cui federazione nazionale egli guidò negli anni dieci del secolo scorso), poi alle conquiste sindacali del primo dopoguerra (con i consigli di fabbrica) e la dura lotta contro la nascente dittatura fascista e quindi la fase più significativa per certi versi nell’esilio sino al rientro in Italia e la tragica fine ad opera dei soldati tedeschi in fuga da Roma nel 1944.
Come si vede l’autore copre l’intero arco di una vita difficile, complessa, travagliata, intessuta continuamente dai sui sforzi di rendere più forte la posizione dei lavoratori, intessuta di privazioni e sacrifici. Coraggioso anti-fascista, fu tra i più decisi nelle ore più difficili e mai cambiò il suo atteggiamento chiaramente definito.
Non possiamo intrattenerci in questa sede sull’intero ampio quadro offerto da questo libro, indispensabile per chi voglia approfondire non solo le vicende del destino personale di Buozzi ma per conoscere meglio termini, posizioni, caratteri delle dure battaglie condotte incessantemente, senza risparmio e sempre, singolarmente, con una precisa caratteristica posizione autonoma, come per altro risulta chiaramente dalla bella prefazione di Susanna Camusso.
Naturalmente ogni fase della sua esperienza di lotta rivela situazioni, caratteri, interventi del tutto specifici. Ed è significativo come, pur autodidatta quale era, Bruno sia riuscito con le sue argomentazioni a conseguire notevoli successi nei confronti dell’avversario di classe. Fase emblematica quella precedente la prima guerra mondiale, con una serie di agitazioni nelle quali l’antagonismo sociale di Buozzi caratterizzava le forme organizzate via via promosse, in specie dai metallurgici, sino agli interventi nelle grandi fabbriche, con una particolare capacità di promuovere scioperi chiaramente impostati per ottenere adeguati appoggi della intera classe. L’autore segue il protagonista del suo bel “romanzo” anche in alcuni particolari di organizzazione. Dall’atteggiamento di fronte alla guerra alla ricerca di concordati con gli operai degli altri paesi in vista della ripresa post-bellica. Forse meritava più rilievo la posizione del grande organizzatore sindacale rispetto alle cause della guerra e quindi alla comprensione – non molto diffusa nel proletariato – del protezionismo come male profondo dell’economia europea. Molto ampia la parte del libro dedicata all’occupazione delle fabbriche, ma per quanto riguarda l’atteggiamento allora tenuto dal partito socialista qualche ulteriore approfondimento sarebbe stato utile: basti pensare che resto che a Torino era Togliatti che rispose negativamente alla domanda postagli dagli operai occupanti le fabbriche sulle possibili iniziative da assumere in quel momento ed inoltre al ruolo svolto da una parte significativa dsl mondo industriale che – non scordiamolo – guardò con interesse all’occupazione al fine di sospingere il governo ad intervenire in funzione opposta a quelle del fronte operaio. Atteggiamento caratteristico del dualismo in cui spesso si trovava ad operare il sindacato.
Gli scontri sindacali nel mondo del lavoro nell’immediato primo dopoguerra videro Buozzi in prima fila, in posizione di autentico punto di riferimento dell’intera classe, per superare le situazioni di debolezza in cui versava una ampia parte del fronte operaio, malgrado le tante iniziative assunte. Le pagine di Mammarella sono molto chiare nello spiegare i reali termini del grande scontro sociale dal quale il movimento di classe seppe cogliere i fondamentali punti rivolti a migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle operaie e degli operai. E su questa situazione, pagina dopo pagina, il lettore trova il resoconto preciso delle diverse situazioni, comprese ad esempio la prudenza e, in certa misura, la titubanza mostrata in alcune fasi dalla direzione della FIOM. Era una periodo tumultuoso, come si riscontra nella descrizione particolareggiata che l’autore ne presenta, indicando con precisione di fatti e dati la posizione dei diversi schieramenti in campo, non solo quelli sindacali, ma anche della parte avversa.
- Bruno Buozzi
È tutto un susseguirsi di una storia attentamente riesaminata con una capacità di chiarimento sulla complessità della condizione creatasi nel movimento operaio dopo l’ascesa del fascismo al governo. Sulle difficoltà ed incertezze dal 1926-27 in poi sino a tutto il periodo della guerra, le pagine su Buozzi sono di uno straordinario interesse, con riferimenti molto precisi e dettagliati, sì da fare di questo testo un esemplare documentazione per mettere insieme tanti aspetti dei problemi che affliggevano quanti intendevano ancora operare, in un ampio arco di attività. La situazione era estremamente difficile, e Buozzi trasferitosi in Francia, riesce a riprendere contatti e collegamenti che saranno fondamentali per mantenere anche lì la linea di un sindacato libero, capace di lottare nelle condizioni più difficili.
Una ricca dose di informazioni, anche sul prestigio personale di Buozzi, che seppe mantenere con la classe, anche a livello internazionale, i necessari collegamenti su posizioni nette e definite, malgrado la complessità e le contraddizioni dei comportamenti dei diversi operatori.
Anzi proprio a chi scrive questa nota è stato possibile rintracciare nell’istituto internazionale di Amsterdam la lettera con cui Buozzi chiedeva a Saragat quale dovesse essere l’atteggiamento degli operai socialisti di fronte al “successo” che sembrava assecondare da un lato il fascismo italiano, dall’altro l’esperienza sovietica. E – attenzione – Saragat, reduce da Vienna dove aveva conosciuto e subíto l’influenza degli austro-marxisti da un lato e dei nuovi economisti dall’altro – non esitò a far presente che – a suo avviso – il capitalismo era destinato a sopravvivere un altro secolo, e quindi prospettava ancora l’esigenza di dure lotte, da affrontare con coraggio e consapevolezza.
Giustamente molto rilievo l’autore riserva all’opposizione antifascista da parte della confederazione del lavoro: di fronte al dispotismo fascista la lotta non consentì né esitazioni né ripensamenti, e proprio le posizioni nette di Bruno risultano molto ben illustrate da questo studio così ampio e dettagliato, guardando ai caratteri propri della lotta antifascista quale fondamentale punto di riferimento.
- Gabriele Mammarella
Particolarmente interessante, anche sul piano personale di Buozzi, il succedersi degli eventi del periodo bellico, sino al ritorno in Italia, alla successiva cattura e alla tragica morte. Una esperienza esemplare da additare alle nuove generazioni che vivono in una situazione molto diversa.
Tutte pagine di un calvario, simbolo di una capacità ininterrotta di impegnarsi duramente nella battaglia politica e sociale condotta a rischio continuo della propria stessa esistenza, nella convinzione che le fabbriche erano proprio il punto nodale dal quale muovere per impostare i punti centrali della lotta sociale del proletariato, per conseguire possibili risultati positivi. Esempio quindi eccezionale di coraggio e di capacità di guida e di esempio la vita di Buozzi (ricordiamo in proposito anche il libro di Guglielmo Epifani) resta uno dei punti fondamentali della storia della democrazia italiana che vide allora l’impegno costante e tenace della classe operaia. Un libro da leggere per intero, capitolo per capitolo, per intenderne a pieno il valore e per ricordare uno dei maggiori protagonisti della lotta per le libertà e la causa del lavoro a livello europeo.