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Rubrica: LETTURE CONSIGLIATE

L’arroganza dell’Impero (Marco Tropea, Saggiatore, 2004)

GLI ERRORI DEGLI AMERICANI NELLA GUERRA AL TERRORISMO

Di Michael Scheuer, esperto della Cia
giovedì 30 marzo 2006

Argomenti: Mondo
Argomenti: Politica
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Michael Scheuer

Tra i tanti libri apparsi nell’ultimo periodo merita attenzione lo studio L’arroganza dell’Impero (Marco Tropea, Saggiatore, 2004) di Michael Scheuer, esperto della Cia, impegnatosi a lungo nel ricercare i leader di Al Queda.

L’autore esprime apertamente il suo scetticismo circa le possibilità per gli Stati Uniti di conseguire risultati positivi nella lotta al terrorismo. La sua tesi si fonda sullo scarso senso di responsabilità con cui in America si è guardato all’intero problema. A suo avviso - e sembrano accettabili le osservazioni in proposito - a Washington non si è centrato il vero obiettivo: rimuovere le ragioni dell’odio suscitato nelle masse mussulmane. È prevalsa invece una posizione ideologica, che ha condotto all’attacco in Afganistan, che non ha consentito di sconfiggere il nemico perché anzi si è favorita la ripresa del gruppo di Al Queda, al quale sono andate simpatie sempre più larghe del mondo islamico.

Secondo Scheuer l’errore è stato di aver lasciato scegliere all’avversario terreno e modi di svolgimento dell’attuale guerra, asimmetrica e quindi non valutabile sulla scorta delle consuete considerazioni nei conflitti armati. Si dimentica l’influenza decisiva che ha nelle masse arabe, la sistematica protezione degli USA ad Israele, nonché l’atteggiamento assunto sul problema della proliferazione nucleare, che è stata consentita ad Israele e all’India ed invece non al Pakistan. Le iniziative militari assunte invece nel Medio Oriente e nei paesi balcanici hanno implicato impegni che non sono stati in grado di condurre a successi determinanti. Generali, agenti dell’FBI e avvocati - scrive l’A. - hanno messo in atto una specie di “non guerra” che ha finito per lasciare il nemico imbattuto. E pari negatività si è riscontrata nella campagna in Iraq. Quindi suggerisce un completo rovesciamento di rotta, scegliendo una strada che sia più chiara nelle finalità da raggiungere, riconoscendo innanzi tutto l’incubo mortale che minaccia l’America e la necessità d’adeguare a questa grave situazione le scelte, rinunciando alle pretese di imporre il sistema democratico americano come se fosse un modello esemplare da imporre in ogni parte del mondo. Scheuer ritiene urgente, da parte di Washington, comprendere la gravità della impostazione di una politica che non esita ad appoggiare la tirannide e soprattutto affrontare il nodo della questione di Israele: lo stretto legame stabilito impedisce di valutare obiettivamente gli interessi essenziali in gioco da ambo le parti. Un atteggiamento ad un tempo più fermo e più moderato viene quindi suggerito, e non sembrano osservazioni infondate sotto molti aspetti, al di là di singole preferenze e di aspetti tattici.



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