Rubrica: CULTURA |
Il determinismo. Storia di un’idea (Carocci editore, 2011)
RIFLESSIONI SUL DETERMINISMO NEL SUO PERCORSO STORICOIdee a confronto
di
venerdì 1 febbraio 2013
Argomenti: Letteratura e filosofia Argomenti: Recensioni Libri Argomenti: Mariangela Priarolo Docente di filosofia a Siena, Mariangela Priarolo ha esposto in un denso studio Il determinismo. Storia di un’idea (Carocci editore, 2011) una serie di feconde considerazioni attorno ad un concetto che nel XX secolo è stato al centro del dibattito culturale. La studiosa distingue tra determinismo “naturale”, come si è manifestato rispettivamente nel mondo antico (da Democrito agli Stoici), nel mondo moderno (da Galileo a Kant) e quindi nel mondo contemporaneo con particolare attenzione a A. Einstein (relatività) ed a Heisenberg, che poi segna il momento della “sconfitta”. La seconda parte è dedicata al determinismo teologico, osservato anch’esso nelle tre diverse epoche. Così da Platone ad Agostino – ed infine da Lutero a Spinoza – vediamo scorrere, con limpide analisi, le diverse visioni di “un Dio inteso come padre amorevole” (Erasmo) contrapposto ad una potenza divina di fronte alla quale “noi non possiamo nulla”. Le capacità dell’uomo quindi sono messe in dubbio, negate. Con la terza parte giungiamo ai tempi più recenti: il determinismo antropologico, da Comte a Darkheim: studio delle leggi della società sino allo strutturalismo di Bourdieu e quindi alle ipotesi, ben strettamente “determinate”, di Lombroso per pervenire infine alle sorprese psichiche di Freud. La fusione della mente e del cervello visti con una innovativa impostazione che condiziona la vita culturale del Novecento. E l’approfondimento continua con la valutazione delle leggi dell’ereditarietà (Mendel) come l’approfondimento del senso della vita in un percorso che dall’evoluzionismo di Darwin (Origine della specie), alla riaffermazione della fissità della specie (Naudin) sino all’eugenica di Galton con l’analisi della “forma corrente di civiltà” e delle “cause oscure” dei “controlli” che limitano la libertà. Così i problemi della denatalità, dello sviluppo delle famiglie, le interpretazioni alle “razze” assumono nella “lotta per la vita” una riflessione coinvolgente, il destino personale di ogni individuo. Abbiamo qui indicato sommariamente i temi trattati, ma in questa sede riteniamo di soffermarci sulle conclusioni. Sottoposto al lettore un modello di spiegazione della realtà, l’autrice del fine e colto studio osserva che, interpretati i fatti e gli eventi come cause ed effetti necessari di altri eventi, “non esiste alcunché senza che sia possibile attribuire una ragione sufficiente del fatto che è anziché non essere, e che è fatto così e non altrimenti” (Leibniz). Ricerca allora di una ragione sufficiente, che illumini anche i fenomeni che appaiono totalmente privi di senso. E viene riproposta l’esistenza del “caso” sì da far ritenere che esistano alcuni eventi “privi di ragione”, sottratti a qualsiasi possibilità di spiegazione. Ma se la stessa libertà può essere considerata una forma “speciale” di causalità, significa che tutto rientra nel determinismo. Va tenuto presente altresì quel che insegnano il mondo della fisica e della biologia. E l’insigne studiosa osserva che neppure gli anti-deterministi dovrebbero negare la validità dei nessi causali necessari tra qualunque tipo di evento, altrimenti la vita dell’uomo sarebbe quella di un semplice burattino. E quindi alla domanda se la “verità” del determinismo sia compatibile con il libero arbitrio, la risposta è in parte “si”, perché la libertà, secondo parecchi dei grandi pensatori citati, riguarda solo l’individuo che agisce e le ragioni che ne motivano il comportamento, e quindi la libertà del libero arbitrio non cessa di essere tale anche se le cause ultime delle ragioni che “ci muovono” sono il frutto di decreti divini, leggi fisiche o imperativi biologici, in parte “no” perché tale risposta appare insoddisfacente per un determinista convinto perché si tratterebbe non di realtà ma di mera apparenza, simile a quella che avrebbe una pietra dotata di coscienza, convinta che il cadere o meno da un tetto dipenda da lei. Ma ogni giorno, nel vestirci in un certo modo o di mangiare un certo cibo, decidiamo su ragioni che sembrano dirigere la nostra condotta: e ciò dipende da una catena “necessaria” quanto sconosciuta; e la certezza che le ragioni delle nostre scelte non dipendono da noi, non servirà a farci sentire meglio. Ricchi e meritevoli di attenzione gli ampi riferimenti bibliografici. Ci permettiamo di ricordare ai lettori i testi di Cavalli Sforza (Geni, popoli e lingua) nonché di Monod (“Il caso e la necessità”), da noi particolarmente apprezzati negli studi storici. Diritti di copyright riservati |