TROPPE COINCIDENZE - Mafia, Politica, Apparati deviati: relazioni pericolose e occasioni perdute (Mondadori, 2012)
Giuseppe Ayala, magistrato, deputato e senatore per quattro legislature e sottosegretario alla Giustizia dal1966 al 2000, negli anni ’80 ha fatto parte del pool antimafia. In collaborazione con il giornalista Felice Cavallaro ha pubblicato “La guerra dei giusti” e il bestseller “Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino”.
Nel suo nuovo libro “Troppe Coincidenze” con il significativo sottotitolo di “Mafia, politica, apparati deviati, relazioni pericolose e occasioni perdute” ci descrive, come egli stesso afferma, “una striscia di tempo che mi sembra ancora appartenere alla cronaca. Alludo ai giorni in cui gli eventi della politica si intrecciarono con quelli criminali, sino al punto da marchiare la gran parte dei percorsi che hanno segnato il destino del Paese”.
- Giuseppe Ayala
Ospite del Premio Sabaudia Cultura 2012, il 4 agosto ha presentato il suo libro parlando degli anni che segnarono la fine della Prima Repubblica attraverso vicende da lui vissute in prima persona, quando le stragi di Capaci e via d’Amelio del 1992 apparvero a molti come un punto di svolta nella storia italiana, non solo in quella della mafia. Sul fronte della giustizia lo Stato reagì con l’introduzione del 41 bis, il regime carcerario speciale per i mafiosi. Contemporaneamente il sistema politico, investito da una forte protesta popolare, cadeva sotto i colpi di Tangentopoli.
Rivolgendosi al numeroso pubblico accorso per ascoltarlo, ha detto: - Non sono uno scrittore, ma ho scritto dei libri perché mi sono reso conto di disporre di un osservatorio privilegiato in anni difficili. Dieci anni a Palermo e poi la mia esperienza in Parlamento mi hanno permesso di vivere la vera storia -.
Nel corso della presentazione, seguita dal question time con il pubblico, molte sono state le domande rivolte a Giuseppe Ayala. Non sottraendosi neppure a quelle più spinose, egli si è espresso con determinazione e chiarezza anche sul forte contrasto tra magistratura e politica evidenziando che “la carenza di controlli preventivi rende la magistratura l’unico strumento di controllo che ancora funziona, anche se a volte si rimane perplessi per alcune sue decisioni che poi determinano il contrasto con le istituzioni”. Non ha comunque lesinato critiche al sistema giudiziario attuale che dovrebbe senz’altro essere riformato per inefficienze e inammissibili lentezze, né ha risparmiato ironiche e beffarde osservazioni sugli errori commessi da tutti i partiti politici dei diversi schieramenti.
Per rispondere poi alle domande sugli attentati di Roma, Firenze e Milano del ‘93, Ayala ha ripercorso i suoi anni in Parlamento, mettendo in rilievo le numerose coincidenze nelle relazioni tra mafia, politica e poteri occulti, precisando che le sue sono solo ipotesi, sia pur supportate da un’analisi “ragionata” dei fatti, poiché la verità non è stata ancora scoperta: il 23 gennaio 1994 fallisce un grave attentato terroristico solo per un difetto nell’innesco di un’auto-bomba, una Lancia Tema, parcheggiata vicino allo stadio Olimpico di Roma durante un incontro di calcio. Se l’auto fosse esplosa ci “sarebbe stata una delle più agghiaccianti carneficine dell’intera storia repubblicana”. Dopo questo drammatico episodio, improvvisamente la mafia cambia strategia. Quali le ipotesi? Delle due l’una: o la mafia prende atto dell’inutilità delle stragi per l’abolizione del regime speciale di detenzione (il 41 bis); oppure vede all’orizzonte una “novità” politica che le dà buone speranze con possibilità di convenienti trattative e promesse. Ayala non ha la risposta, ma propende decisamente per la seconda ipotesi.
- Ayala, Borsellino e Falcone
Il discorso si è velato di emozione quando, pur non abbandonando il suo abituale humour, egli ha parlato di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino narrando aneddoti divertenti con l’intento di ricordarli “con un sorriso”, come ha spiegato. Nel corso delle premiazioni di Sabaudia Cultura 2012, una menzione speciale (con medaglia del Presidente del Senato) è stata attribuita a “Troppe coincidenze”, una graffiante denuncia di problemi mai risolti.
Il libro ci racconta anche come sta evolvendo la criminalità organizzata in Italia: non più solo un’emergenza meridionale, ma un fantasma che si aggira in tutto il Paese condizionando in modo crescente economia e politica per la perdita di valori etici e di rispetto della legalità, un distruttivo sgretolamento che crea ovunque un terreno fertile per l’attecchimento di attività mafiose.
Secondo Ayala si potrebbe voltar pagina se gli italiani “diventassero elettori responsabili” non regalando più voti a quei partiti che includono nelle loro liste personaggi indagati o addirittura condannati, poiché tutti quelli che siedono in parlamento “non sono là per diritto ereditario”. -Gli italiani fanno bene il mestiere di cittadini?- egli ha chiesto al pubblico di Sabaudia - Sarebbe ora che imparassero a farlo - ha concluso.
Avrei voluto fargli anch’io qualche domanda, ma non è stato possibile per mancanza di tempo. Gli avrei chiesto soltanto questo: -Signor giudice, i comuni onesti cittadini, ben lontani dai contorti circuiti politici, come possono sapere quali saranno i candidati “ non degni” di essere inclusi nelle prossime liste elettorali? Come faranno ad individuarli se mancheranno come al solito precise informazioni in merito, eccetto ovviamente quelle su personaggi già noti per scandali clamorosi che ci auguriamo siano stati già depennati? -. Se fossimo informati con chiarezza e trasparenza, infatti, forse diventeremmo cittadini migliori e più responsabili, magari con una legge elettorale diversa e la possibilità di esprimerci con il voto di preferenza.
- Falcone e Borsellino
E non smetterò mai di pensare, inoltre, che per combattere davvero la criminalità, sia necessario sottrarre ad essa nuove reclute creando “strade alternative” per i giovani con istruzione, formazione, occupazione. Secondo il mio modesto parere di insegnante che ha lavorato per qualche anno nei quartieri” a rischio” descritti così bene da R. Saviano in “Gomorra”, nulla
potrà mai cambiare se non si sottraggono i giovani all’influsso distruttivo di un ambiente socio-economico degradato, privo di stimoli culturali e di positive opportunità. I bambini sono esseri innocenti: non si nasce delinquenti, ma lo si diventa.