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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’

Fantasmi romani.

mercoledì 1 giugno 2011

Argomenti: Personaggi famosi/storici

Da Beatrice Cenci a Giordano Bruno, dalla Pimpaccia di Piazza Navona a Costanza de Cupis sono diversi i fantasmi storici che frequenterebbero le notti romane.

Le notti romane, ben lontane dalle atmosfere brumose dei paesi nordici, apparentemente non sembrano adatte alle apparizioni più o meno terrificanti di spiriti provenienti dall’aldilà, eppure, secondo molte leggende, alcuni fantasmi si aggirerebbero per la città e, forse, con un po’ di immaginazione, è possibile scovarli nei loro ritrovi abituali, tanto che alcune associazioni culturali (come Roma sottosopra) già da qualche anno organizzano delle passeggiate notturne incentrate su di essi.

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Beatrice Cenci di Guido

Sul ponte Sant’Angelo potrebbe apparire Beatrice Cenci, protagonista di una delle più fosche vicende della Roma cinquecentesca. Pare che la giovane Beatrice, non potendo sopportare più il padre tiranno, che costringeva i figli e la moglie a subire abusi di ogni sorta, nel 1598 lo fece uccidere, con la complicità degli altri famigliari, simulando una morte accidentale. Venne giustiziata di fronte a Castel S. Angelo, divenendo ben presto l’eroina preferita dai letterati romantici. E il suo spirito inquieto, con la testa in mano, ritorna ogni sera dell’11 settembre, visto che fu decapitata in quel giorno del lontano 1599.

In un palazzo che si affaccia su piazza Navona, appare talvolta dietro una finestra la pallida mano di Costanza de Cupis. Narra la storia che la bella Costanza (vissuta nel

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Palazzo De Cupis

Seicento) avesse delle splendide mani che un artista immortalò con un calco. Ma un giorno un prelato, vedendo il calco, dichiarò che quelle mani avrebbero fatto una brutta fine. E, in effetti, la donna di lì a poco si ferì ad una mano e la ferita andò in cancrena, tanto che la mano dovette essere amputata e Costanza ne morì di dolore. Alla stessa piazza è legata Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj (1594-1657), personaggio di spicco della Roma barocca, nonché cognata di papa Innocenzo X.

Poco amata dai romani, che non le perdonavano la sfrenata ambizione e l’avidità di denaro, veniva chiamata la “Pimpaccia di piazza Navona”, con riferimento alla sua dimora. Con un abile gioco di parole in una pasquinata è stata definita “Olim pia, nunc impia (una volta pia, ora empia) e, secondo una leggenda nera, dopo la sua morte per peste, il suo spettro non si dà pace. Pare che, nelle notti di plenilunio, appaia su una carrozza trainata da quattro cavalli, che corre per le strade lasciando dietro di sé una scia di fuoco. Dopo aver attraversato di corsa ponte Sisto, scompare nel Tevere. Si racconta che i diavoli, sotto forma di cavalli, vengano ogni volta a prelevarla per trascinarla all’inferno, tanto che un tratto della via Aurelia antica, proprio nei pressi della villa Doria Pamphilj, si chiamò, fino al 1914, via Tiradiavoli.

Nei giardini del Pincio è di casa la lussuriosa Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, fatta uccidere per l’eccessiva spregiudicatezza del suo contegno, mentre nei paraggi di villa Celimontana si può incontrare la cortigiana Imperia, amante di Agostino Chigi e raffigurata da Raffaello come la ninfa Galatea nella splendida villa Farnesina alla Lungara. Forse è alla ricerca delle sue ossa, collocate inizialmente in una bella tomba di S. Gregorio al Celio e poi rimosse per far posto a un pio canonico. Nei vicoli di Trastevere, intorno a piazza Santa Apollonia, sembra di vedere a volte un’evanescente figura di donna dal volto non ben distinguibile. Si tratterebbe, secondo i più informati, di Lorenza Feliciani, moglie del celebre mago Cagliostro. Dopo una vita avventurosa al seguito del marito, nel 1789 lo avrebbe denunciato al Sant’Uffizio, e avrebbe poi finito i suoi giorni nel trasteverino monastero dell’Oliva, ora scomparso.

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Campo dei Fiori
Monumento a Giordano Bruno

Non bisogna credere da questi esempi che i fantasmi siano tutti femminili. Anche quelli maschili si aggirano talvolta con il loro aspetto inquietante nei luoghi in qualche modo a loro legati. Giordano Bruno, arso sul rogo a Campo dei Fiori il 17 febbraio 1600 dopo un processo per eresia, ritorna talvolta nel luogo dell’esecuzione. È avvolto nel tipico saio dei domenicani e si volta se viene chiamato “Filippo” (il suo nome prima di farsi monaco).

L’imperatore Nerone è stato avvistato a piazza Sempione, nel sito in cui si fece uccidere dal liberto Epafrodito, e lungo il Muro Torto, nei cui pressi fu sepolto. Secondo la leggenda sulla sua tomba fu piantato un noce che divenne nel tempo ritrovo di diavoli, maghi e streghe. Abbattuto sul finire dell’XI secolo, al suo posto fu edificata la chiesa di S. Maria del Popolo. Tra i fantasmi più recenti, viene ricordato quello di Umberto I, morto assassinato a Monza nel 1900 e sepolto nel Pantheon. Risale agli anni ’30 il suo incontro presso la sua tomba con una guardia, che avrebbe avuto come ricordo una bruciatura sulla manica dell’uniforme e un messaggio rimasto segreto.

Spettri anonimi hanno infestato un appartamento al terzo piano di via del Governo Vecchio, al numero 57. Nel 1861 i coniugi Tromba, che vi abitavano, furono testimoni di straordinari eventi paranormali. Sottoposti a ogni sorta di angherie da parte di fantasmi crudeli e dispettosi, furono costretti ad abbandonare la casa.

E questa continua a mantenere la sua sinistra fama, tanto che è sempre disabitata. Non lontano da qui, in piazza della Pace, un antico palazzo è stato scelto da Antonio Pietrangeli quale set ideale del gradevolissimo film “Fantasmi a Roma” (1961), con Eduardo De Filippo, Marcello Mastroianni, Tino Buazzelli, Vittorio Gassman e Sandra Milo.

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Ponte Sant’Angelo

I protagonisti sono cinque fantasmi, già proprietari di un palazzo patrizio, che si mettono d’accordo con lo spirito di un pittore famoso, il Caparra, per impedire la speculazione edilizia progettata dall’ultimo discendente della famiglia. Questi spiriti cinematografici non sono terrificanti né vendicativi, ma al contrario amichevoli e scherzosi, solo “un po’ più morti degli altri”, con tanta voglia di stare in mezzo ai vivi e di stupirli grazie alla loro invisibilità.



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