Incontriamo Will Smith , Gabriele Muccino e l’autore del libro, protagonista della storia vera, Chris Gardner, all’anteprima del film, già campione di incassi in America “LA RICERCA DELLA FELICITÀ”
Il film narra la storia eccezionale di un uomo di colore che, con immensi sacrifici e una vita, a dir poco rocambolesca, riesce, con le sue proprie forze e con una straordinaria intelligenza e forza di volontà, ad imporsi nel mondo della finanza, divenendo uno dei big del mondo economico americano.
Chiediamo a Smith:
Come nasce l’idea della felicità? Quale è per te il concetto di felicità?
Questo film è stato presentato come la realizzazione del sogno americano. In realtà, io lo chiamerei “il sogno umano”, cioè di ciascuno di noi. Per me, la felicità è innanzi tutto il rispetto di se stessi e delle proprie idee e pensare che anche la sofferenza può condurci ad essere felici.
Ci rivolgiamo ora a Gardner:
Una frase chiave del film è quella che il protagonista rivolge a suo figlio “Non permettere mai a nessuno di spegnere i tuoi sogni”. Anche a lei è stata detta questa frase?
Si, mia madre me la ripeteva spesso ed è stata la linea guida della mia vita. Il film ha rispecchiato perfettamente la mia vera storia e ne sono molto felice.
Ed ora a Smith:
- Quanti figli hai?
Tre. Christopher è il mio secondogenito. Ho un figlio di 14 anni ed una bambina di tre. Ora sono tutti in albergo con la mamma, ma penso di comprare un appartamento a Roma perché mi piace molto la vostra città.
Come concili i tuoi ruoli comici con quelli drammatici?

Penso che in ogni ruolo vi sia sempre un insieme di comicità e dramma, fino al 99%, con un 1% determinante.
Chiediamo ora al regista Muccino:
E’ vero che avevi pensato a due finali?
La sceneggiatura è molto lunga e ha richiesto un notevole lavoro di rifinitura. La storia poteva terminare con i due protagonisti seduti in panchina, con un finale commovente. Ho preferito concludere con una proiezione positiva verso il futuro, piena di speranza.
Will, come è stata l’esperienza di recitare assieme a tuo figlio?
Fantastica! Generalmente, vediamo i figli poche ore al giorno. Girando questo film, ho trascorso 4 mesi sempre assieme a Christopher, facendolo assistere e partecipare al mio lavoro. E’ stata una magnifica esperienza.
Gabriele, gli americani credono che “dandosi dentro” si può arrivare a tutto. Da noi, una parte è riservata al destino. Che cosa ne pensi?
Ho raccontato una storia americana in modo americano. La società, in America, è più individualistica, più materialistica. Il sogno americano è più cupo, più angoscioso. Nel film non volevo cadere nel sentimentalismo e, perciò, ho seguito una forma di realismo all’italiana, tipica del nostro cinema.

Will, come mai, Chris, nel film, non si rivolge mai ad amici o conoscenti per avere aiuto?
Chris non era di San Francisco, non aveva molti amici e la società americana non è così aperta e disponibile agli altri come la vostra.
Il film genera nello spettatore una certa ansia. E’ possibile che il sogno americano sia soltanto “economico”?
Assolutamente no. Il film sottolinea soprattutto la volontà di affermarsi in un mondo ostile alla gente di colore, il desiderio di farsi valere, i soldi vengono dopo.
Gabriele, hai intenzione di girare altri film in America?
Volentieri, se mi capiterà l’occasione. Questa esperienza è stata più semplice di quanto credessi e mi ha dato innumerevoli soddisfazioni.
Chiudiamo l’intervista, rivolgendoci a Chris Gardner e chiedendogli:
Nella società americana di oggi, sarebbe possibile realizzare un sogno come il suo?
Io ce la farei!!!