Rubrica: COSTUME E SOCIETA’ |
![]() Riflessioni sul film CESARE DEVE MORIRERiflessioni sul film e sul particolare “stile” dei fratelli Taviani
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lunedì 1 ottobre 2012
Argomenti: Opinioni, riflessioni “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani rappresenterà il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar per il miglior film in lingua straniera, dopo essersi aggiudicato già molti premi tra i quali l’Orso d’Oro al Festival di Berlino. I due registi hanno appreso la notizia mentre stavano partendo per gli USA ed hanno così commentato la candidatura:
Gradualmente nel buio carcere, tra celle, sezioni e bracci, si svolgono le prove che evidenziano un crescente coinvolgimento dei detenuti: il dramma prende forza non solo sul palcoscenico ma nelle vite stesse dei condannati, creando significativi parallelismi tra realtà e finzione. I temi di libertà, onore, tradimento, delitto, morte sono ovviamente molto sentiti dai detenuti/ attori e ciò, oltre ad elevare la qualità della recitazione, li induce ad una riflessione sugli errori commessi attraverso dialoghi intimi e momenti privati che si armonizzano splendidamente con la finzione scenica, come l’uso stesso del colore che sottolinea l’azione passando da toni cupi e forti del palcoscenico al bianco e nero della grigia realtà della prigione, colore simbolo della perduta libertà.
Intervistati da Nanni Moretti al Cinema Nuovo Sacher di Roma, Vittorio in particolare ha affermato che il dramma shakespeariano su Giulio Cesare racconta una storia di “pulsioni, sentimenti, congiura, sangue e tradimento, tutte cose che per molti degli attori hanno rappresentato la vita quotidiana e dunque non sono ad essi estranei. Certe cose dette da loro hanno davvero un altro significato, come “perché Bruto è un uomo d’onore”: là dentro sono quasi tutti uomini d’onore. E’ un rispecchiamento che è venuto naturale, e abbiamo riscoperto le parole di Shakespeare, che ognuno ha fatto sue nel suo dialetto “. Le prove prima dello spettacoloHa aggiunto poi che i loro film nascono “quando a livello personale si vivono i drammi tuoi e degli altri, c’è un momento in cui diventano una domanda angosciante: da quell’humus arriva lo spirito del racconto, arriva una cosa magica, che ti piacerebbe raccontare o vedere anche raccontata da altri. Se non arriva un’emozione forte, chiara, violenta, noi non facciamo film. Prima di questa emozione avevamo progetti molto vaghi. Pirandello diceva che un autore è come una rosa, deve stare molto aperta e rivolta verso il cielo. Bisogna avere la pazienza di aspettare”. Per quanto riguarda poi il rapporto con i detenuti ha affermato:
In scenaBravi dunque i fratelli Taviani che ancora una volta ci hanno regalato forti emozioni con un altro film “di qualità” e che non perdono l’entusiasmo malgrado la loro rispettabile età (Paolo, classe 1931, Vittorio 1929). Sentiamo pertanto il dovere di ricordare almeno i loro film più premiati, come “PADRE PADRONE”, tratto dal romanzo di Gavino Ledda sulla dura lotta di un pastore contro le rigide regole di un contesto patriarcale (Palma d’Oro 1977), LA NOTTE DI SAN LORENZO sulla vigilia della Liberazione vissuta dai contadini toscani (David di Donatello 1983), LA MASSERIA DELLE ALLODOLE (Efebo d’Oro 2007), tratto dal romanzo di A. Arslan sulle vicende di una famiglia armena all’epoca del genocidio del 1915. Scrivere su tutti i loro film richiederebbe troppo spazio, tempo e commenti accurati, per cui ci limitiamo ad evidenziarne i pregi che li accomunano, quali senso civico, coscienza storica, forti e “sentite” motivazioni, esaltazione di valori e sentimenti genuini, fantasia e creatività, gusto favolistico armoniosamente fuso con la realtà, insomma uno stile originale ed inconfondibile, contraddistinto sempre da quel magico “colpo d’ala” che, innalzando il tono del racconto, dona dall’alto una visione più ampia e profonda, uno stile che fa onore al cinema italiano. Diritti di copyright riservati |