Notizie note e poco note sulla cocaina.
Origini
La cocaina è un alcaloide che deriva unicamente dalla pianta della coca [Erythroxylum Coca e Eritroxylum Novogranatense], una pianta a portamento arbustivo, dall’aspetto anonimo, che cresce da tempo immemore sulle colline e nella giungla della zona nord-occidentale del Sud America.
- Fig.1
- La pianta della coca
Le popolazioni locali la masticano da sempre poiché riduce il senso della fame e funge da stimolante.
Raramente produce piccoli fiori bianchi che, a loro volta, producono una drupa rossastra contenente un solo seme.
Il fusto e i rami sono legnosi e non trovano alcun utilizzo. Si usano solo le foglie che assomigliano a quelle degli agrumi, ma sono più piccole e di colore più pallido e traslucido.
La pianta ha bisogno di un elevata umidità atmosferica e di abbondanti precipitazioni (almeno 2000 mm all’anno).
Non sopporta il gelo. La temperatura di coltivazione deve essere costante e non superare i 18°C; se la media si alza anche solo di poco la pianta perde forza e le sue foglie si seccano.
Non ha grosse esigenze per quanto riguarda il terreno, anche se predilige un terreno leggero e ricco di humus.
Il cespuglio cresce al meglio nelle zone collinari tra i 600 m e gli 800 m sopra il livello del mare.
Solo le foglie contengono il principio attivo, ma il contenuto di droga costituisce meno dell’1% del peso della foglia.
Cenni geografici
Il 10% della produzione globale odierna proviene dalla Bolivia con una stima di 29.500 ettari coltivati; il 29% dal Perù, il secondo produttore al mondo di foglia di coca, con una stima di 36.000 ettari coltivati ed il 61% dalla Colombia, coltivatore mondiale di coca in testa con 167.000 ettari di coltivazioni.
Ma le organizzazioni del narcotraffico colombiane assorbono la produzione degli altri due paesi di pasta di coca; completano il processo di raffinazione e ne commercializzano praticamente il 100%.
Dati chimici
La cocaina è stata isolata per la prima volta dal chimico tedesco F. Gaedcke nel 1855, mentre A. Niemann dell’università di Gottingen fu il primo, nel 1860, a caratterizzare la cocaina dal punto di vista chimico. Nel 1862 un altro chimico tedesco W. Lossen ne stabilì la formula chimica.
- Fig.2
- Formula della cocaina
Formula empirica: C17 H21 NO4.
La cocaina è quindi un estere dell’acido benzoico contenente una base azotata.
E’ una sostanza che produce nell’organismo una serie di alterazioni simili a quelle dovute a un’elevata attività del sistema nervoso simpatico: tachicardia, aumento della pressione arteriosa, vasocostrizione, aumento della vigilanza e dello stato di allerta.
Un aspetto molto importante della dipendenza da cocaina è lo sviluppo della sindrome da astinenza, che si verifica in seguito alla sospensione del consumo della droga e dura per diverse settimane. L’astinenza è caratterizzata da fatica, depressione del tono dell’umore fino a tendenze suicide, incapacità di provare piacere, forte bisogno di dormire e craving.
Estrazione e raffinazione
Dopo il raccolto la coca viene seccata sui terreni argillosi, sorvegliandola continuamente perché non prenda umidità. Se il tempo è buono, l’essiccazione può essere completata addirittura in 6 ore. Le foglie vengono legate in sacchi o balle, come il tabacco.
- Fig.3
- Un laboratorio clandestino in Colombia. Qui le foglie raccolte, vengono ammassate in grandi vasche e macerate con solventi.
Dopo l’essiccazione, grossi quantitativi di foglie vengono buttati in vecchi barili di petrolio riempiti con un acido solforico diluito – quello delle batterie va benissimo – che estrae la cocaina. Le foglie macerate vengono raccolte e buttate.
La brodaglia marrone che rimane viene mescolata ad alcool, cherosene o altri solventi, per estrarre l’alcaloide.
La soluzione che ne deriva viene raccolta e trattata con bicarbonato di sodio. Questa miscela dà origine ad una melma polposa biancastra chiamata pasta. Questa è la forma base commercializzata in Sud America, che le organizzazioni criminali comprano dai contadini.
- Fig.4
- Pasta di coca essiccata.
Occorrono 375 chili di foglie – il carico di un camioncino – per ricavare 2,5 kg di pasta di coca la forma base che a sua volta produce un chilo di cocaina pura sotto forma di polvere.
Per trasformare le foglie raccolte in prodotto finito sono necessari, quindi, soltanto due processi chimici, entrambi estremamente economici.
E’ facile procurarsi le sostanze necessarie alla produzione della pasta e altrettanto facile trasportare il prodotto dalla giungla alla raffineria.
E’ per questo motivo che, considerate le condizioni di estrema povertà in cui versano i contadini della giungla che coltivano quello che di fatto è soltanto un arbusto duro e resistente, l’eliminazione alla fonte si è dimostrata sino ad ora impossibile.
Processo di raffinazione
Nelle raffinerie segrete, solitamente anch’esse nascoste nella giungla, la pasta viene trattata con l’aggiunta di sostanze chimiche quali l’acido cloridrico, il permanganato di potassio, l’acetone, l’etere, l’ammoniaca, il bicarbonato di calcio, il bicarbonato di sodio, l’acido solforico e la benzina.
Questa miscela viene quindi ridotta, il residuo essiccato: ciò che resta é la polvere bianchissima di cloridrato di cocaina.
- Fig.5
- Cocaina cloridrato nella forma in cui viene venduta all’ingrosso. La sua purezza raggiunge circa il 70-75 %.
Tutte queste sostanze sono poco costose ed essendo utilizzate in molti processi industriali legittimi sono facili da reperire.
Costi
Un cocalero, il contadino che coltiva la coca, lavora un anno intero per ottenere sei raccolti dal suo terreno nella giungla. I raccolti possono fruttare ognuno 125 kg di foglie. La produzione totale – 750 kg – darà 5 kg di pasta. Detratte le spese può arrivare a guadagnare 5000 $ l’anno.
- Fig.6
- Cocalero sul suo terreno
Anche dopo il processo di raffinazione un chilo di coca può costare al massimo 4000 $.
Profitti
Sono, in assoluto, i profitti più alti mai toccati per qualunque prodotto.
Un kg di colombiana pura passa da 4000$ ai 60.000 o 70.000$ solo per aver percorso i 5000 km dalla costa colombiana fino agli Stati Uniti o gli 8000 km alla volta dell’Europa.
Ma quel chilogrammo verrà tagliato, cioé manipolato dal compratore con aggiunta, ad esempio, di mannite, un farmaco lassativo per i bambini di aspetto simile a quello della cocaina e con pochi effetti collaterali.
Gli utilizzatori finali pagheranno allo spacciatore per un chilo di droga tagliata, con livelli di purezza che ovviamente decrescono più ci si avvicina all’acquirente finale, fino a 70.000 $ al chilo.
La cocaina più cara d’Europa si compra in Islanda e costa 156 $ al grammo. La più economica in Portogallo, 49 $ al grammo.
In Italia il prezzo al dettaglio, nel 2008, era di 106 $ al grammo.
All’ingrosso, alla fonte, costava 4000 dollari al chilo, l’equivalente di 4 $ al grammo.
Quantità
La quantità di merce portata a consegna è di circa 600 tonnellate anno, divisa in circa trecento tonnellata per due destinazioni, gli Stati Uniti e l’Europa, praticamente gli unici due continenti a usare questa droga.
Considerati i guadagni sin’ora esposti, i profitti globali sono nell’ordine di miliardi di dollari.
Effetti
Questi margini di guadagno permettono ai trafficanti di utilizzare le tecnologie, le attrezzature e le armi più avanzate. Possono pagare le menti più brillanti, corrompere ufficiali, e non hanno alcuna difficoltà a trovare gente che si offre di trasportare e commercializzare il loro prodotto in cambio di una fetta di profitti.
Per ogni corriere arrestato e incarcerato ce ne sono altri cento, stupidi o disperati, pronti ad offrirsi al posto suo.
Strutture
Le strutture che controllano la produzione sono molto fluttuanti a seconda delle guerre intestine.
Sembra che dopo l’uccisione di Pablo Escobar nel 1993, capo del Cartello di Medellin, il cartello si sia frammentato e il mercato della cocaina venne dominato dal Cartello di Calí, fino alla metà degli anni novanta quando anche i suoi leader furono uccisi o catturati.
Furono sostituiti da Wilber Varela, che è stato uno dei fondatori del Cartello di Norte de Valle.
Nel 2003 ci sono state alcune frammentazioni all’interno dell gruppo, quando Hernando Gómez, Wilber Varela ed altri elementi di spicco, forse per il sempre maggiore numero di estradizioni negli USA, sembrarono aver trovato un accordo con la DEA.
Questa mossa che fu fortemente respinta da un altro trafficante, Diego Montoya, e dai suoi fedelissimi.
Questa situazione incandescente portò ad una guerra tra fazioni (i Los Machos, che appoggiavano Montoya, e i Los Rastrojos, fedelissimi di Varela) e ad oltre mille morti tra il 2003 e il 2004 nella sola regione di Valle del Cauca.
Attualmente, negli ultimi tre anni, sembra sia emersa una nuova gigantesca organizzazione che ha unificato tutti sotto il suo dominio.
Questa organizzazione non produce cocaina. Acquista l’intera produzione di ogni mini cartello sotto forma di polvere bianca. Offre un prezzo a suo dire equo sul quale non si può discutere.
Prendere o morire.
Poi l’organizzazione la commercializza in tutto il mondo
Intercettazioni
Le forze dell’ordine di America ed Europa intercettano carichi in transito e scoprono depositi sempre più frequentemente. Nonostante ciò riescono a confiscare soltanto il 10-15% del mercato della cocaina e considerati i margini enormi non è assolutamente sufficiente.
Sono impegnate in questa guerra in collaborazione con tutte le agenzie nazionali, dal Sud America alla Russia, le seguenti grandi agenzie:
DEA - (Drug Enforcement Administration) – Stati Uniti - Agenzia federale per la repressione del traffico di stupefacenti
MAOC - (Maritime Analysis Operations Centre – Narcotics) – Centro operativo di contrasto del narcotraffico via mare, nato da sette paesi europei (Portogallo, Spagna, Inghilterra, Irlanda, Francia, Olanda e Italia)
UNODOC – (United Nations Office on Drugs and Crime) – Agenzia ONU che opera contro il traffico e le attività criminali connesse con la droga.
- Fig.7
- In verde le vie della cocaina
Problemi
A causa degli enormi profitti ci possono essere fino a venti intermediari tra il cartello e l’utilizzatore finale. Si tratta di corrieri, mediatori a vario livello, venditori finali.
E’ per questo che risulta estremamente difficile per le forze dell’ordine di qualunque paese arrivare ai pezzi grossi. Sono fortemente protetti, ricorrono alla violenza come deterrente e personalmente non hanno alcun contatto con il prodotto. I più piccoli vengono presi, ma raramente parlano e vengono immediatamente rimpiazzati.
Conseguenze
Solo trent’anni fa la cocaina era considerata dai più un innocuo vizio riservato ai ricchi, ai personaggi mondani e agli artisti di successo. Oggi il suo uso è cresciuto fino a diventare un flagello nazionale che causa danni disastrosi alla società.
Su un campione di 100 banconote da 20 euro prese a caso nella città di Roma, ed analizzate dal nucleo dei RIS della capitale, è emerso che 97 banconote avevano tracce di stupefacenti, delle quali 85 di cocaina.
Le forze dell’ordine americane ed europee stimano che il 70% dei crimini che avvengono per strada - furti di auto, scippi, aggressioni a scopo di rapina, prostituzione – sia commesso per reperire le risorse necessarie a sostenere questa dipendenza.
Se il responsabile del crimine ha assunto crack – il pericoloso sottoprodotto della cocaina - alla rapina possono accompagnarsi atti di estrema violenza.
Oltre a ciò, i profitti della cocaina, una volta riciclati, vengono utilizzati per finanziare altre attività criminali, in particolare il traffico illegali di armi e di persone. In particolare l’immigrazione clandestina e il rapimento di giovani donne per alimentare l’industria del sesso.
Conclusioni
Nell’autunno del 2001 nella distruzione del World Trade Center e dell’attacco al Pentagono ci sono state quasi tremila vittime.
Da allora, in America, nessun americano é morto in patria per mano dei terroristi stranieri.
Stime prudenti calcolano che in questo decennio, solo negli Stati Uniti, la droga abbia invece distrutto un numero di vite dieci volte superiore a quelle delle vittime dell’11 settembre, metà delle quali causate dalla sostanza chimica chiamata cocaina.
Notizie dell’ultima ora.
La Gazzetta dello Sport dell’11 novembre 2010
- coca gazzetta